Scintille all’Oms sul nome del nuovo Presidente… E quei documenti segreti…!

L’Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che eleggerà il nuovo presidente si terrà a maggio del prossimo anno. Al momento, l’attuale presidente Tedros Adhanom ex ministro degli affari esteri e della salute dell’Etiopia e notoriamente vicino a Pechino, è il grande favorito per la rielezione e per guidare l’agenzia delle Nazioni Unite per altri cinque anni. Sono molte le ombre che pensano sul presidente dell’Oms: allo scoppio della pandemia da Covid-19 (gennaio 2020), l’agenzia Onu, infatti, elogiava pubblicamente la trasparenza di Pechino in merito alla gestione dell’emergenza. Il 28 gennaio 2020, incontrando il ministro degli esteri cinese Wang Yi, Tedros affermava che l’Organizzazione mondiale della sanità apprezza “le misure adottate dal governo cinese contro l’epidemia del nuovo coronavirus” e “confida nelle capacità del Paese di prevenire e contenere il contagio”. “Loderò la Cina ancora e ancora”, ha aggiunto successivamente Tedros, “perché le sue azioni aiutano effettivamente a ridurre la diffusione del coronavirus in altri Paesi”.

Secondo alcuni documenti segreti rivelati successivamente, era un modo per spronare la Repubblica Popolare a collaborare ma è un dato di fatto che la gestione della pandemia parte dell’Oms sia stata alquanto discutibile, per usare un eufemismo. Fra gli errori più gravi commessi dall’agenzia delle Nazioni Unite nella – cruciale – fase iniziale della pandemia, va sottolineato il fatto che in quei giorni non raccomandava “l’evacuazione dei cittadini di altri Paesi dalla Cina” e invitava “la comunità internazionale a mantenere la calma e a non reagire in maniera eccessiva”.

Come è poi stato acclarato, Pechino è stata tutt’altro che trasparente e collaborativa nel comunicare alla comunità internazionale – e all’Oms stessa – cosa stava effettivamente accadendo nel Paese. Come se non bastasse, Tedros ha anche concesso a Pechino di avere il potere di veto sui contenuti del rapporto Oms-cinese del marzo 2021 sulle origini del Covid-19: ennesimo regalo dell’ex ministro etiope alla Repubblica Popolare che la dice lunga sull’influenza della Cina sull’agenzia delle Nazioni Unite e sul suo presidente.

Ma chi è il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus? Come ricorda Il Fatto Quotidiano, è a capo dell’Organizzazione mondiale della sanità dal maggio 2017, ci è arrivato col voto favorevole di 133 paesi su 183 ed è il primo africano alla guida dell’agenzia Onu per la salute. Fra i suoi maggiori sostenitori c’è proprio la Cina di Xi Jinping. Non a caso l’Etiopia ha una partnership strategica con Pechino molto importante, che si estende su diversi livelli. Una cooperazione politica ed economica che ha consentito a Tedros di diventare presidente dell’agenzia Onu e, con molte probabilità, di essere rieletto per altri cinque anni – salvo che Biden non ci metta una pezza.

Entro la fine di questo mese come riporta l’Oms, sono attese le candidature per la presidenza e Tedros vincerà senza troppi problemi se gli Stati Uniti non si presenteranno con un candidato alternativo supportato dai Paesi occidentali. Secondo Foreing Policy è già di per sé un clamoroso fallimento dell’amministrazione Biden non aver preparato un’alternativa. Ma se Washington concentra le sue energie, scrive la celebre rivista, “potrebbe ancora impedire la rielezione di Tedros e, con essa, una vittoria per lo status quo che danneggia sia gli interessi degli Stati Uniti che la salute pubblica globale”. L’amministrazione Biden, osserva sempre Foreign Policy, deve trovare un candidato alternativo per il direttore generale e quindi guidare un blitz diplomatico a tutto campo per assicurarsi il sostegno dalla maggioranza degli Stati membri dell’Oms. Il tempo stringe: le candidature, infatti, verranno presumibilmente presentate la prossima settimana. Tutto è nelle mani dell’amministrazione Biden, che ha deciso di far rientrare gli Stati Uniti nell’Oms lo scorso 21 gennaio.Che farà Joe Biden? Farà un regalo alla Cina oppure proverà a ridare un minimo di credibilità all’organizzazione con un candidato diverso? Per scoprire la risposta a questi quesiti occorre attendere la fine del mese ma è difficile pensare che Washington lasci così facilmente campo libero a Pechino su un’organizzazione voluta all’epoca dagli stessi Stati Uniti nell’ambito di quell’ordine internazionale liberale nato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e imperniato proprio sul Washington consensus. 

Pubblicato da edizioni24

Pubblicato da ith24.it - Per Info e segnalazioni: [email protected]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.