“Vi faccio vedere come muore un italiano!”. Daniele ricorda la morte di Fabrizio Quattrocchi e gli amici Cupertino e Agliana

By Giuseppe Tricarico

“Vi faccio vedere come muore un italiano!”. Questa frase, usata da Fabrizio Quattrocchi, risuona ancora nei nostri ricordi. L’Italia ha bisogno di eroi, oggi più che mai. Lo sono sicuramente i medici, il personale sanitario, le Forze dell’Ordine e tutti coloro che sono in prima linea per supportare i più deboli, gli ultimi. Ma lo è stato anche chi è morto con onore. Ed è per questo che Gaetano Daniele, ma come tutti noi di ith24.it, ricordiamo Fabrizio Quattrocchi.

Il 14 aprile, infatti, è una data da non dimenticare. Oggi si ricorda Fabrizio Quattrocchi, un grande uomo e patriota, simbolo di un’Italia che sa lottare, accettare il sacrificio e che sa andare a testa alta. Quest’uomo mostrò al mondo “come muore un italiano”. Con onore, orgoglio, coraggio.

Quella frase, pronunciata da  Fabrizio Quattrocchi pochi secondi prima di venire letteralmente crivellato dai mitra delle Falangi Verdi di Maometto, ci ricorda quanto sappiano essere dignitosi e coraggiosi gli italiani.

Era il 13 aprile 2004 quando egli venne preso come ostaggio, insieme ai colleghi Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, uno dei quali molto legato a Gaetano Daniele e a ith24. Ucciso da miliziani del gruppo autoproclamatosi “Falangi Verdi di Maometto”. “Il ricordo di un eroe, e di altri eroi che hanno dato tutto senza mai nulla a pretendere. Un affettuoso saluto al mio fratellone Daniele”. Così Agliana.

L’Italia aveva accettato di far parte della “coalizione dei volonterosi” guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna ed era presente in Iraq dal 15 luglio dello stesso anno con oltre 3.000 militari in un’operazione di peacekeeping denominata Antica Babilonia. Una missione che Gaetano Daniele ed Agliana conoscono molto bene.

Il paese arabo, che era stato occupato militarmente dagli Stati Uniti d’America già un anno dopo lo scoppio della guerra d’Iraq e da una coalizione internazionale nel 2003, era tutt’altro che pacificato.

Con quelle parole, il giovane militare e bodyguard catanese dette un senso alla tragedia che stava per abbattersi su di lui in Iraq e cercò di darlo a noi italiani. La sua frase è rimasta nella memoria di tutti.

Fabrizio Quattrocchi VIVE

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