Ucraina, il doppio gioco di Conte: parla di pace per fare la guerra alla Schlein: “Per le alleanze c’è tempo”

Urge aggiornare il vecchio adagio secondo cui quando la politica non vuole (o non sa) decidere inventa una commissione. E sostituirlo con quello coniato da Giuseppe Conte, che rinvia invece ogni risoluzione alla celebrazione di non meglio precisati Stati generali. Da presidente del Consiglio, in vista dell’arrivo dei fondi del Pnrr, s’inventò quelli dell’economia ma non gli portò bene e nel giro di pochi mesi fu disarcionato da Palazzo Chigi. Oggi che è all’opposizione ha rilanciato la stessa ricetta per la Rai «per programmare – ha spiegato a in un’intervista a La Stampa – una riforma che possa definire più compiutamente (aggiornandola) la missione del servizio pubblico». L’idea è buona, ma ha tutta l’aria di essere una di quelle destinate a non vedere mai la luce.

Ma a Conte va bene lo stesso perché il suo vero obiettivo da quando Elly Schlein si è insediata al Nazareno è intensificare la concorrenza politico elettorale al pd. E tutti sanno che come e quanto questo partito consideri la Rai alla stregua dell’«argenteria di famiglia» (copyright di Giuliano Amato). Del resto, alle elezioni europee del prossimo anno si voterà con il proporzionale puro: ognuno per sé e Dio per tutti. Conte lo sa bene. Per questo ha concluso la sua intervista con parole chiare: «Per le alleanze c’è ancora tempo». E per questo il suo occhio (come quello di ogni leader) è ben puntato sugli zerovirgola in più o in meno scanditi dai sondaggi. Con tali premesse, non stupisce che l’altro piatto forte servito dal sedicente Avvocato del popolo sia quello della pace.

Qui l’affondo contro la Schlein è diretto: la segretaria del Pd si preoccupa poco e niente del nervosismo dei cosiddetti riformisti interni mentre è attentissima su quel che si agita a sinistra del suo partito. A partire dall’insofferenza dei pacifisti sul tema degli aiuti militari all’Ucraina. E più lei balbetta più Conte sventola il vessillo irenista. Lo fa, ovviamente, nel solito modo degli Stati generali, cioè senza neanche indicare soluzioni praticabili. Infatti, nell’intervista auspica un’Ucraina pacificata e, nel contempo, territorialmente intatti, come se la pace si potesse ottenere per grazia ricevuta. Certo, Conte sa  che non è così, ma di questi tempi a lui va bene far credere che sia così.

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