Ercolano, Tricarico: “Giovedì Santo, quale giorno migliore per l’ultima manipolazione di O.E.I. Non ci indigniamo più”

By Giuseppe Tricarico

Ci indigniamo, ma ne vale veramente la pena? È giovedì Santo, ricevo una telefonata. È l’ennesimo fallimento di una curatrice più che speciale, fallimentare, di nome E. T, di Afragola in provincia di Napoli. La sua condotta professionale è discutibilissima, i fatti la inchiodano spalle al muro: le sue tesi si sono rivelate fallimentari, oltre che manipolatorie e di interesse. Per questa mamma, O.E.I, è la classica sindrome di alienazione parentale. Una dinamica psicologica malata. Mi verrebbe da telefonare ad una coppia di psicologi poco attenti ed inesperti di Caserta, per chiedere cosa ne pensino di quello che sto per raccontare. Poi rifletto. Mi trattengo. A dar man forte a questa mamma di nome O. E.I, è proprio questa curatrice speciale E.T, legata, da interessi, proprio all’avvocato che difende questa mamma che, anche ieri giovedì Santo, ha piazzato une delle sue chiassose “performance” di protesta manipolando suo figlio. I fini di questa mamma sono pubblici.

Per sindrome da alienazione parentale si intende una dinamica psicologica “malata” per cui un genitore (di solito la mamma) condizionerebbe negativamente i rapporti del figlio con l’altro genitore (il padre) attraverso una serie di comportamenti volti a emarginare e neutralizzare l’altra figura genitoriale e della sua famiglia.

Nelle aule giudiziarie il compito degli avvocati è quello di gestire gli accesi conflitti familiari nei quali un genitore agisce con condotte mirate ad “alienare” il figlio all’altro genitore.

Il genitore collocatario (quello cioè con cui vive la maggior parte del tempo il bambino di separati/divorziati e che è quasi sempre la mamma) inizierebbe a inventare scuse per ostacolare la visita all’altro genitore o smette di informare l’altro su aspetti importanti della vita dei figli, o ancora inizia una politica denigratoria a danno dell’altro genitore con il solo scopo di metterlo in cattiva luce davanti ai bambini.

Questi atteggiamenti sarebbero causa dell’insorgere nel minore della patologia denominata “sindrome di alienazione parentale” dal medico statunitense Richard Gardner, identificata quando il figlio conteso tra due genitori manifesta comportamenti oppositivi nei riguardi del padre perchè spinto dalla madre; la presenza di tale sindrome nei figli è stata usata spesso negli ultimi anni dai padri per rilevare nelle madri una compromissione psichiatrica e arrivare a chiedere al Tribunale l’allontanamento dei figli da tali contesti abitativi.

Per capire la gravità della situazione occorre anche tenere presente le conseguenze sui minori di tale “sindrome” poiché i minori allontanati per alienazione parentale spesso vengono inseriti in Comunità prima di essere collocati dall’altro genitore per osservare e agevolare il riavvicinamento tra loro. Questo tentativo fu studiato proprio dalla curatrice in oggetto. Oggi il fallimento è sotto gli occhi di tutti.

Abbiamo seguito il caso sin dall’inizio. Giorno dopo giorno. E sono emersi episodi gravissimi. Tenendo conto anche del contesto in cui vive oggi il minore. Nel caso di questa mamma O.E.I, sono emersi fatti che faranno molto discutere. E, come anticipato nell’articolo precedente, saranno mostrati nella prossima puntata de “Il Picchio”, che andrà in onda lunedì 8 aprile alle ore 20.30. (Sarà letta la querela sporta, facendo ascoltare alcune registrazioni intercorse). Ciò a palesare che tutte le accuse rivolte negli anni addietro da questa mamma, supportata da questa curatrice speciale, non sono altro che atteggiamenti protratti da loro stessi ai danni del minore. E la giustificazione ancor più grave, è che si vuol far passare il minore per bugiardo.

Toglie violentemente il cellulare dalle mani del figlio mentre parla con il padre, e scrive per nome e per conto suo: “Non mi chiamare più”. Poi blocca la utenza. Qualche giorno fa, presa da un raptus, sempre a cellulare, rivolgendosi al figlio mentre parla con il padre, chiosa: “Dammi questo cellulare. Non lo devi sentire più, mi deve dare i soldi”. E riblocca la utenza per poi sbloccarla di lì a pochi minuti. Il gioco di questa mamma è sempre lo stesso. Usa il figlio a proprio piacimento per fini personali. Ci verrebbe da domandare a questa curatrice, se queste non siano vere e proprie manipolazioni. Ma non glielo chiediamo. Perché la risposta sarebbe un triplice salto mortale con avvitamento. Ascolterete le parole manipolatorie della stessa curatrice, che a più riprese, tenta di difendere l’indifendibile proprio nell’atrio del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Non mi sento sconvolto per lo “sfregio”, la signora di Ercolano è dedita a queste cose. In un video viene addirittura etichettata putt**** dal nipote. Il video fu inviato alla curatrice che, per magia, non riuscì a vedere. Infatti, giunta in Tribunale, subito tenne a dire di non aver visto il Video incriminato. Il solito giuoco difensivo per non esprimersi su di un fallimento creato negli anni e che sembra arrivato al capolinea.

Le discussioni, all’interno dall’abitazione di Ercolano, avvengono sempre alla presenza del minore. Volano stracci anche con il suo nuovo compagno, un tale di nome Giampiero, che non esita ad etichettarla “Sei una putt***”. I video e gli audio non lasciano dubbi alle interpretazioni. Per non elencare, dati alla mano, le innumerevoli bugie raccontate da questa mamma, nei diversi video rilasciati alla ctu.

Il padre, preoccupato, chiama un amico del figlio, e si mette in contatto con il minore. “Perché mi hai detto di non chiamarti più? E perché mi hai bloccato?”. Ma il figlio non sa nulla: “Io? Non lo so memmeno fare. È stata mamma. Mi ha strappato il cellulare da mano e ti ha bloccato. Mi ha detto che per pasqua si è organizzata e doveva minacciarti, altrimenti non saresti venuto”.

Sono iper-favorevole e solidale con questo bambino che pare abbia le idee chiare sui comportamenti di questa mamma che, pare nutrirsi di queste storie. Accende il fuoco, induce la cronaca a parlar di sé, per poi gridare allo scandalo, alle persecuzioni. Anche la Ctu, nonostante amica, per tutta una serie di ragioni che saranno spiegate nella inchiesta televisiva, l’ha descritta: “finta vittima, si nasconde dietro agli altri e attribuisce i suoi fallimenti agli altri”.

Noi non ci indigniamo quando questa curatrice va in tribunale a negare la evidenza, è il suo gioco, anche se non dovrebbe se non tutelare il minore. Non ci indignamo neanche con i giudici che hanno una coscienza molto sviluppata e hanno visto in parte le prove. Non ci indigniamo più!

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