Superbonus, c’è l’accordo. Un fondo salverà i redditi più bassi

Il nodo sul Superbonus si scioglie quando è metà pomeriggio, in un vertice ristretto poco prima del consiglio dei ministri. Ed è il frutto di un’intesa a cui Forza Italia lavorava da giorni, nella trattativa tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il vicepremier Antonio Tajani, che insisteva per una soluzione per i cosiddetti esodati del bonus edilizio. Il compromesso è nei fatti una proroga del 110%, ma solo per i redditi bassi – Isee fino a 15mila euro -, e una sanatoria per i cittadini, sempre a basso reddito, che non abbiano completato i lavori nel 2023 e non abbiano raggiunto in tempo gli obiettivi di efficienza energetica. Lo Stato non richiederà loro indietro il credito fiscale, con la restituzione delle somme.

Alla fine si è scelta la strada di un provvedimento ad hoc, con un decreto approvato ieri in consiglio dei ministri. Non, dunque, un intervento nel Milleproroghe, come inizialmente ipotizzato. Del resto Giorgetti era stato durissimo due giorni fa in commissione Bilancio, quando ha paragonato gli effetti del Superbonus sui conti pubblici a quelli radioattivi di una “centrale nucleare che non sappiamo ancora gestire”. Poi ieri pomeriggio la riunione ristretta tra i due vicepremier – oltre a Tajani c’era anche Salvini – lo stesso Giorgetti e il sottosegretario Alfredo Mantovano.

È il vertice che dà il via libera all’intesa e al semaforo verde in cdm. Spiega così il contenuto del decreto il capogruppo azzurro Paolo Barelli: “Nessun cittadino onesto sarà penalizzato, perché lo Stato mantiene i propri impegni. È prevista una sanatoria che permetterà di evitare la restituzione delle somme per tutti coloro che non hanno completato i lavori entro il 31 dicembre. Il bonus edilizio al 110% resterà comunque in vigore per coloro che hanno reddito basso e non hanno completato i lavori”. A quanto si apprende col decreto viene creato un fondo a favore dei contribuenti con reddito fino a 15mila euro che potranno avvalersi di un contributo sulle spese sostenute dal primo gennaio fino al 31 ottobre 2024. Le modalità di accesso saranno stabilite con decreto del Mef.

Gli azzurri cantano vittoria perché chiedevano proprio una tutela per le fasce più deboli, che temevano contenziosi e di dover restituire soldi per lavori non conclusi. Questi successi rispondono alle esigenze del Paese ed anche a quanto auspicato dall’Ance, tutelando le fasce deboli e le famiglie bisognose.

Pertanto i condomini saranno protetti, evitando loro di dover pagare per altri condomini inadempienti. Forza Italia si è dimostrata all’altezza”, rivendica il capogruppo di Fi in commissione Bilancio Roberto Pella. Dal 2024, prevede il decreto, continuerà a esistere il bonus al 70% per tutti coloro che proseguiranno i lavori nell’anno.

La modifica approvata dunque non salverà tutti coloro che non sono riusciti a ultimare i lavori entro la scadenza del 31 dicembre 2023, che è la deadline dell’agevolazione al 110% e al 90%. Si parla di diecimila cantieri e di circa 13 miliardi di lavori legati al 110% non completati. L’Ance nei giorni scorsi aveva calcolato che “ci sono 30mila condomini in bilico e 300mila famiglie che rischiano di andare in contenzioso”. Secondo l’Associazione dei costruttori “chi ha iniziato i lavori a settembre o in ottobre è irresponsabile e non va aiutato, ma se mancano gli infissi perché arrivati tardi sarebbe una follia lasciare i cantieri appesi”.

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