Stupri di Caivano, l’agghiacciante ipotesi dei video venduti ai pedofili. Al setaccio i cellulari

Sugli stupri di Caivano c’è l’agghiacciante ipotesi di video venduti ai pedofili. Lo riporta Il Mattino, citando l’inchiesta della Procura di Napoli sulla violenza sessuale ai danni delle due bambine di 10 e 12 anni denunciata il mese scorso da alcuni genitori. La Procura ordinaria, quella che indaga sui maggiorenni coinvolti, ha dato incarico a un perito informatico di analizzare tutti i telefoni cellulari delle persone coinvolte, compresi quelli dei genitori, mentre la Procura minorile, competente per i minori accusati di violenza sessuale di gruppo, sta indagando su otto ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni.

I dubbi degli investigatori riguardano diversi aspetti. Agli inquirenti la bambina di 10 anni, la più piccola, ha raccontato di essere stata costretta dall’allora presunto fidanzatino e ai presunti rapporti sessuali da quando aveva otto anni e mezzo. E le indagini riguardano anche i genitori delle due vittime, su cui gli inquirenti stanno cercando di verificare quanto le famiglie abbiano adottato il controllo genitoriale sulle ragazzine e quanto invece avrebbero ignorato nel corso del tempo

“C’è un problema di educazione sessuale che va affrontato nell’arco dell’età adolescenziale e che può essere propedeutico anche a prevenire la violenza sessuale”. Lo afferma la prof.ssa Donatella Marazziti, docente di psichiatria all’ Unicamillus di Roma. “C’è un ricorso continuo alla pornografia – dice Marazziti – che non è il passo iniziatico delle vecchie generazioni ma una esibizione di una sessualità perversa, addirittura con casi di necrofilia e simulazioni di una oggettualizzazione della donna. Dobbiamo insistere su progetti educativi che portino al riconoscimento dell’altro, a una reciprocità, a una sessualità condivisa, consapevole e adulta”. “Non dobbiamo costruire lo Stato etico – prosegue Marazziti – o teocratico ma un sistema liberale basato sul rispetto. La pornografia online e  alcuni giornaletti offrono una rappresentazione della donna come elemento di passività estremo e non come soggetto di vita e di libera scelta. Educare – conclude la psichiatra – significa costruire una pedagogia dei sentimenti e delle relazioni che porti davvero sempre a rispettare l’altro e a vederlo come persona, in quanto tale espressione di una libertà che nessuno può tangere”.

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