Renzi distrugge Letta: “È divorato dal rancore. Da lui campagna elettorale masochista”

Sentir dire da uno che è stato premier che «fare l’opposizione è l’attività in cui riesco meglio» equivale ad ammettere di aver governato piuttosto male. Non sarebbe da Matteo Renzi, ma è proprio quel che dice in un’intervista a Repubblica. Non solo quello, dal momento che il suo vero bersaglio è, manco a dirlo, il Pd di Enrico Letta, dipinto come un leader «divorato dal rancore » che gli farebbe condurre una «campagna elettorale masochista», di cui beneficerebbero Giorgia Meloni e il centrodestra. In realtà, Renzi ha fiutato l’odore del sangue e si è lanciato all’inseguimento del suo vecchio partito nella speranza di azzannarlo elettoralmente. La stessa operazione in cui si è gettato a capofitto anche Giuseppe Conte.

Del resto era prevedibile, alla luce della fiacca campagna elettorale che sta caratterizzando i dem. È anche vero che il capolavoro Letta lo ha fatto sulle alleanzequando si è ritrovato con l’ex-campo largo ridotto ad uno striminzito orticello. E per di più senza un leader in campo e senza una prospettiva da offrire agli elettori. Almeno Renzi e Calendasi nascondono dietro Draghi, lasciando intendere di avere una soluzione in tasca. Il loro terzo polo non fa mistero di confidare in un pareggio. Scommettono sull’ingovernabilità nella speranza di poter ricorrere di nuovo a Draghi.

Renzi lo spiattella ai quattro venti: «L’unica alternativa per bloccare la Meloni è che il Terzo Polo faccia più del 10 per cento per giocare in Parlamento un ruolo decisivo». Ma è un’illusione. Non fosse altro perché gli ultimi sondaggi non solo hanno mostrato che Azione e Iv sono abbondantemente al di sotto della soglia indicata dall’ex-premier, ma anche dimostrato che i voti non li strappano al centrodestra. A conferma che il pareggio tra Meloni e Letta è un’ipotesi del quarto tipo. Così come lo sarebbe un rapporto di buon vicinato tra terzo polo e centrodestra all’indomani delle elezioni. Uno scenario che Renzi respinge sdegnato: «Lo pensa chi è in malafede». Ma, come si dice, in politica mai dire mai.

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