“Patriarcato? Che coraggio”, “Meloni pericolosa”: il premier Meloni distrugge la prezzolata Gruber

L’omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso le coscienze di tutto il Paese. La scomparsa e l’apprensione per la sua sorte hanno unito l’Italia e rimesso al centro il tema della violenza contro le donne. Tuttavia, fin dalle primissime ore successive al ritrovamento del corpo di Giulia sabato pomeriggio, si è riusciti a trasformare un caso di cronaca nera in un caso politico, con conseguenti attacchi al governo di Giorgia Meloni. Le parole della sorella della vittima, probabilmente dettate dal dolore ma figlie di una militanza politica antagonista, hanno dato la stura, e quasi l’autorizzazione, a politici di opposizione, personaggi noti e associazioni di sinistra, agli attacchi contro i partiti di maggioranza. Ma il presidente del Consiglio, davanti all’ennesima strumentalizzazione, ha replicato.

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“Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo”, ha scritto Meloni in riferimento alle polemiche sollevate in queste ore. Era impossibile da immaginare quanto sta accadendo, sembrava che l’Italia avesse trovato unità e compattezza attorno a questa tragedia, per combattere assieme contro una piaga drammatica. Invece, l’attacco alla “società patriarcale” e la deresponsabilizzazione dell’assassino con una incomprensibile assunzione di colpa da parte di tutti gli “uomini bianchi occidentali”, hanno spostato la discussione sul piano politico.

Il presidente del Consiglio ha rivolto il suo messaggio soprattutto a Lilli Gruber, giornalista di La7, che si è accodata agli attacchi al governo, puntando il dito contro il premier: “Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber nella sua trasmissione di ieri sera è che io sarei espressione di una cultura patriarcale“. Una tesi che, per altro, viene costruita ad hoc negli ultimi giorni, considerando che per lungo tempo, proprio in ragione della sua storia familiare, Meloni è stata considerata come capostipite di una famiglia matriarcale. Ed è lei stessa che lo sottolinea, mettendo in evidenza l’ipocrisia di tale affermazione, “come chiaramente si evince da questa foto che ritrae ben quattro generazioni di ‘cultura patriarcale’ della mia famiglia. Davvero senza parole”. Nell’immagine condivisa da Meloni, lei è ritratta insieme a sua figlia neonata, a sua madre e a sua nonna.

Dopo qualche ora è arrivata la replica di della giornalista di La7, che sarcasticamente ringrazia il premier “per l’attacco che considero una prima dimostrazione della sua volontà di aprire un dialogo costruttivo con la stampa, un esercizio di democrazia al quale lei è poco abituata”. Annunciando che, quando vuole, Meloni può andare ospite nel suo programma “Otto e mezzo”, Gruber poi prosegue e attacca: “Ritengo comunque che sia sempre pericoloso, per il buon funzionamento democratico, quando un/una presidente del Consiglio attacca direttamente la stampa e singoli giornalisti. Per fortuna, il diritto al pensiero libero e critico è ancora ben tutelato dalla nostra Costituzione”.

Secondo il ministro Francesco Lollobrigida, cognato del premier, le parole di Gruber “credo siano un paradosso, se non le avesse dette una autorevole giornalista, che si è mostrata nella sua debolezza e faziosità oggettiva”. Meloni, infatti, come sottolinea il ministro, “è la donna che ha rotto il tetto di cristallo in Italia, è la donna che guida il primo partito italiano. Si è guadagnata la leadership grazie al voto degli italiani, arrivando a guidare la nazione con un governo che nasce con un’indicazione popolare chiara”. Secondo lui, “si attacca la famiglia perché su altri temi non trovano elementi”. Sulla stessa linea le parole di Domenica Spinelli, senatrici di Fratelli d’Italia, che si rivolge a Gruber “Da donna e da mamma”, per “segnalarle che è violenza anche un certo modo di fare giornalismo. È violenza attaccare altre donne per partito preso, utilizzare la comunicazione a mezzo tv senza obiettività, reiterare comportamenti irrispettosi e pretestuosi”.

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