By Alessandro Gonzato
Il Jep Gambardella della politica italiana, l’ex premier che come Toni Servillo nella “Grande Bellezza” non vuole solo partecipare alle feste ma vuole avere il potere di farle fallire; Matteo Renzi da Rignano sull’Arno, l’incubo di Giuseppe Conte da Volturara Appula, alla fine ha deciso di candidarsi alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Stavolta è tutto vero.
Il presidente di Italia Viva correrà con la lista “Stati Uniti d’Europa”, raggruppamento che oltre al suo partito racchiude quello di Emma Bonino (+Europa), socialisti e un altro paio di sigle. L’ulteriore notizia, rullo di tamburi, è che Renzi se verrà eletto rimarrà in Belgio e dunque lascerà il ruolo di senatore. Sissignori. «Guardandovi negli occhi vi chiedo un aiuto», si è rivolto così al suo elettorato e non solo – questa almeno la sua speranza – durante la diretta social. «Ho deciso di candidarmi alle elezioni europee, e a differenza di quello che fanno gli altri», annuncia polemico, «se sarò eletto andrò all’europarlamento». Talmente determinato che in serata dà mandato ai suoi legali «di agire in giudizio contro Lilli Gruber per le dichiarazioni rilasciate questa sera (ieri, ndr) nel corso della trasmissione “8 e mezzo” per la parte in cui la conduttrice ha affermato che Renzi come gli altri leader se eletto non andrà in Europa», «è una affermazione falsa, tendenziosa e priva di fondamento» – si legge nella nota di Italia Viva.
Erano mesi che non si capiva cosa volesse fare il Macchiavelli che ha mandato Conte gambe all’aria. Mi candido sì, mi candido no, mi candido forse. E ancora, altre indiscrezioni che si sono rincorse nei mesi: Renzi candidato capolista, Renzi candidato come secondo dopo una donna, Renzi candidato in mezzo alla lista. Ora è ufficiale: Renzi sarà l’ultimo della lista, nel senso che il suo nome sarà in fondo all’elenco degli aspiranti eurodeputati in quattro circoscrizioni su cinque.
Una scelta controcorrente, quella del posizionamento, forse presa perché non vuole lo scontro diretto con gli altri leader (Meloni, Tajani, Calenda), forse perché come Nanni Moretti in “Ecce bombo” si è chiesto se gli elettori lo notano di più se si mette in disparte. E però il suo faccione (di Renzi, non di Nanni Moretti) campeggia da settimane sugli autobus, i tram, le pensiline, le fermate della metropolitana e gli spazi elettorali di fronte ai supermercati di mezza Italia. “Al centro con Renzi”, c’è scritto sui manifesti, ideati e affissi quando ancora non era chiaro cosa si sarebbe inventato stavolta il giustiziere di “mister gratuitamente”.
Dicevamo dell’annuncio-social: «L’Europa vive una stagione incredibile di difficoltà. Noi abbiamo bisogno di rimettere in moto la speranza del continente. Oggi, nello scenario geopolitico, l’Europa sembra debole, impaurita. Abbiamo bisogno di una generazione politica che abbia il coraggio di portare l’Europa nel futuro, e per farlo», tuona l’ex premier, «basta coi burocrati come Ursula von der Leyen». Poi il capo di Italia Viva rivendica la propria scelta: «Ma come fa a farsi sentire, l’Italia, se i principali leader politici decidono di candidarsi per scherzo? È una truffa ai cittadini», insiste Renzi, «dire “mi candido ma se eletto non ci vado”. Noi abbiamo deciso che chi si candiderà, se eletto, andrà a rappresentare l’Italia a Bruxelles». Matteo prova a infilzare di nuovo la Meloni (o forse Calenda?), ma è un tentativo onirico: «Non abbiamo un cognome nel simbolo, ma la nostra lista è un sogno».
Prosegue: «Voglio che i miei figli costruiscano gli Stati Uniti d’Europa, ma per farlo non mettiamo un cognome nel simbolo. Vi chiediamo di mettere il cognome sulla scheda». Gonfia il petto: «Sono molto felice della mia carriera, ho vinto le elezioni da sindaco, da presidente della Provincia, sono stato premier, ho vinto le primarie, ho vinto due volte le elezioni in Senato».
Renzi è in trance agonistica: «Semi rimetto in gioco, a quasi 50 anni, è perché ci credo davvero, e vi chiedo di crederci con me. Chi ci crede accetta anche il rischio di perderci qualcosa». Poi esagera, di nuovo: «Gli Stati Uniti d’Europa sono l’unica speranza per queste elezioni». Qualcuno maligna che per Italia Viva, dunque per Renzi, l’unico modo per superare la soglia di sbarramento del 4 per cento fosse quello di mettersi con la Bonino. Breve parentesi: la Democrazia Cristiana comunica «con rammarico» di «non aver raggiunto alcun accordo con la lista Stati Uniti d’Europa». La Dc, si legge, «inviterà a sostenere i candidati che fanno riferimento al mondo politico e culturale democratico e cristiano».
Torniamo al fiorentino Matteo. «Vi parlo dal Senato, dal mio ufficio di Palazzo Giustiniani», è l’esordio del suo messaggio. «È un ufficio a cui sono molto-molto affezionato. Pensate, qui, in questo tavolo, è nata l’operazione con cui abbiamo mandato a casa Giuseppe Conte». Interpretazione da Oscar. Mancano solo la giacca gialla di Jep e la colonna sonora: “A-ha-a-ha, a far l’amore comincia tu”.