“Non fu pulizia etnica”. L’Anpi ci prende per il culo sul ricordo delle Foibe

La Resistenza non basta. Ora l’Anpi vuole dispensare lezioni anche sulla commemorazione del dramma delle Foibe. L’associazione si è infatti scagliata contro una circolare inviata dalle prefetture ai sindaci e alle scuole proprio in merito all’eccidio compiuto dai partigiani comunisti jugoslavi, chiedendo addirittura il ritiro del documento. Il motivo? Le ragioni elencate nella circolare, con la quale si sollecitano le scuola a dar vita a iniziative per diffondere la conoscenza della “spirale di violenza che esplose all’indomani della firma dell’armistizio e che, per i successivi quattro anni, si scatenò su molti italiani inermi e incolpevoli, residenti nei territori ad est di Trieste, con durissime e atroci rappresaglie dai contorni di una vera e propria pulizia etnica“. Parole che però l’Anpi contesta.

Secondo il presidente dell’associazione, Gianfranco Pagliarulo, queste sollecitazioni rappresenterebbero infatti “una gravissima forzatura della verità storica, delle leggi vigenti, della stessa autonomia scolastica“. Così in una nota l’Anpi ha chiesto che la circolare, bollata come “faziosa e strumentale“, venga ritirata. “Non è certo in discussione la condanna e la giusta memoria delle foibe, ovvero della tragedia dell’esodo, di cui alla legge sul Giorno del ricordo. Ma non è vero che le foibe riguardarono solo gli italiani, che pure furono i più colpiti, e non è vero che si trattò di pulizia etnica“, ha dichiarato Pagliarulo. Certo la questione è discussa dagli storici ma è altrettanto vero che a parlare di pulizia etnica fu lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella (di sicuro non sospettabile di parzialità) in un suo discorso pronunciato proprio in occasione della “Giornata del Ricordo” in memoria dei martiri delle foibe.

La storia e la memoria comune possano fornire un grande aiuto per guardare al futuro e per scacciare dal destino dei nostri figli ogni pulizia etnica e ogni odio razziale“, aveva auspicato il capo dello Stato nel 2016, mentre era in visita ufficiale negli Stati Uniti. La cosa ancor più sorprendente è la mossa con cui l’Anpi allarga poi il perimetro della questione, trasformando il momento del ricordo in un improprio spazio di rivendicazioni storico-politiche. “Si ignora l’aggressione italiana alla Jugoslavia del 6 aprile 1941, la repressione bestiale della resistenza locale a tale invasione da parte dei comandi militari italiani, le stragi dei civili in particolare sloveni, le colpe dei criminali di guerra italiani, il ruolo dei partigiani per la liberazione dell’Italia dall’invasore nazista, il lager triestino della Risiera di San Sabba, i crimini della X Mas sul confine orientale, i campi di concentramento fascisti in Italia, a Gonars e Visco, dove erano internati croati e sloveni. Così facendo e così ignorando, si deforma la storia“, lamenta l’associazione.

Secondo l’Anpi, inoltre, è “sconcertante che si invitino le scuole alla conoscenza e all’approfondimento di questi temi che riguardano il Giorno del Ricordo, cioè il 10 febbraio, e non ci sia analogo invito per la Giornata della Memoria, istituita con legge 211 del 2000 al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia…“. L’associazione, al riguardo, parla di “natura faziosa e strumentale dell’operazione didattica, funzionale soltanto a una narrazione delle tragedie di quegli anni tesa a screditare la Resistenza“, ma dimentica un fatto: il ricordo della Shoah è giustamente rispettato nelle scuole con apprezzabili e necessarie iniziative, ma purtroppo non avviene altrettanto con le Foibe, per troppo tempo relegate a dramma di serie b.

Sull’argomento, pertanto, non ci sarebbe nemmeno base di discussione. Eppure, secondo l’Anpi la circolare dei prefetti sarebbe “una forma di costrizione e di controllo del governo stesso sull’attività delle scuole“. Da qui, l’incredibile invito al ministero dell’Interno affinché venga ritirato il documento.

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