Nel Pd non ne possono più dei giochetti dei Cinquestelle, il giocattolo si è rotto del tutto, e a Letta: “Stacchiamo la spina”

Nel Pd sono esasperati e non ne possono più della litigiosità dei  Cinquestelle e degli attacchi di Giuseppe Conte. Sono divisi su tutto e così è partito il pressing su Enrico Letta per metterli alla porta. I democratici si chiedono insistentemente: «Fino a quando dovremo sopportare i veleni dei 5S contro di noi? Fino a quando verrà tollerata la sistematica opera di indebolimento del governo?». A raccontare i malumori dei dem è Repubblica.

Domande che hanno girato direttamente al segretario Enrico Letta. E per la prima volta gli interrogativi pare abbiano fatto breccia sul segretario. «Qualcosa – scrive il quotidiano – è cambiato dopo martedì scorso, quando il durissimo faccia a faccia organizzato per ricucire gli strappi sulla guerra in Ucraina e il termovalorizzatore di Roma è finito con l’ammissione di divergenze difficili da appianare. È come se, al di là delle dichiarazioni ufficiali tese ad abbassare i toni, il leader del Pd abbia realizzato quanto sia complicato costruire una coalizione con chi passa il suo tempo a smarcarsi».

Si legge ancora sul quotidiano, che Letta pubblicamente tende sempre a minimizzare ma in privato, racconta chi lo ha sentito non nasconde la sua amarezza. «Enrico sta perdendo la pazienza», segnala uno dei più autorevoli membri della segreteria. «Si rende conto che solo un centrosinistra allargato può battere le destre ma esiste un limite invalicabile».

Proprio ieri aveva risposto ai giornalisti che gli chiedevano se fosse infastidito dagli attacchi di Conte al governo con toni ecumenici. «Non sono minimamente infastidito, ritengo che siamo in una fase di dibattito e di discussione in cui è naturale che ci siano posizioni diverse, con sfumature diverse o anche posizioni più marcatamente diverse. È un momento in cui è naturale che si discuta e ci siano espressioni anche di punti di vista differenti – aveva aggiunto Letta – sta capitando in tutto il mondo, in tutte le democrazie. È la democrazia, il bello della democrazia».

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