Mario Roggero, oltre al danno, la beffa: il gioielliere rovinato per aver difeso i suoi sacrifici: “Ecco quanto devo alle famiglie dei rapinatori”

By Serenella Bettin

Via Garibaldi 71, dove Mario Roggero viene raggiunto dai giornslisti di Libero, a Grinzane Cavour in provincia di Cuneo, è la via principale del paese. Impossibile, pensi, che qualcuno si sogni di assaltare una gioielleria in pieno centro. Eppure. Eppure erano le 18.36 di mercoledì 28 aprile 2021. Tre uomini a volto coperto fanno irruzione nel negozio di Roggero. Prima entra uno. Poi un altro. Il primo minaccia la figlia di Roggero con una pistola. La lega con delle fascette. L’altro aggredisce la moglie minacciandola con un coltello alla gola. E un altro è in auto. La rapina dura sei minuti. I momenti sono concitati, lui non sa che fare. Quando i banditi sgusciano fuori, Roggero prende la pistola, esce dal retro del negozio e li insegue sparando i colpi della sua 38 special. Due rapinatori, Giuseppe Mazzarino di 58 anni, e Andrea Spinelli di anni 44, muoiono. Il terzo, Alessandro Modica, rimane ferito a una gamba.

Lunedì scorso, la Corte d’assise di Asti ha condannato Roggero a 17 annidi reclusione, oltre alle spese processuali, spese legali, al risarcimento dei danni, e alle provvisionali «immediatamente esecutive». Il tutto, come risulta dal dispositivo, per un totale di: 502.120 mila euro. Oltre mezzo milione. «Io non ho più un soldo- racconta Roggero ai giornalisti di  Libero – Non ho più niente. Ho due mutui ipotecari sulla casa».

Lei aveva già versato 300 mila euro ai parenti dei rapinatori…
«Sì quelli erano i due alloggi di mia madre. E mi sono indebitato con le banche di altri 300 mila euro».

Ma queste provvisionali, sono in aggiunta ai 300 mila già versati?
«Assolutamente sì».

Le famiglie dei rapinatori avevano chiesto molto di più.
«Avevano chiesto quasi tre milioni, per la precisione: 2 milioni e 885 mila euro. Ma lei si rende conto in che Stato viviamo? Il rapinatore può chiedere il risarcimento del danno: follia. Anche perché che avrei dovuto fare in quegli attimi? Non avevo alternativa».

Le va di ripercorrerli?
«Ero sul retro in laboratorio, sento suonare, guardo il monitor e vedo una persona di circa un metro e 90 con un cappello ben calzato sugli occhi e la mascherina. Poi entra un altro, più piccolo, ma sempre stesso giubbotto, stesso cappello e stessa maschera».

Ma erano mascherati, quindi?
«Sì ma all’epoca ancora si usavano le mascherine. Il primo si gira, guarda l’altro, va al bancone di mia moglie e tira fuori un coltello. Passa dietro il banco, prende mia moglie per un braccio e le punta il coltello alla gola. L’altro tira fuori una pistola e la punta in faccia a mia figlia».

E poi?
«Quello più piccolo sferra un pugno terribile alla mandibola sinistra di mia moglie. Un pugno bestiale, lei ha fatto un urlo atroce, io apro la porta, mi tuffo verso di loro e attacco il più alto».

A mani nude?
«Si. Avevo in mente lo spavento terribile dell’altra rapina».

Quella del 2015?
«Sì quella ci ha sconvolto la vita. Mi hanno massacrato di botte, mi hanno spaccato tre costole, il naso. Leso una spalla che ho dovuto far operare spendendo 12 mila euro, calci da rigore in tutte le parti del corpo. Una cosa bestiale. E sa quanto mi hanno dato di risarcimento?».

Quanto?
«Io avevo diritto a 85 mila euro e mia figlia a 15 mila. Mi hanno versato 100 euro in due tranche».

Lei qui aveva reagito?
«Erano in due a picchiarmi, alla fine mi hanno legato, perdevo parecchio sangue dal naso e ho dovuto mettere la faccia di sbieco sul pavimento perché non riuscivo a respirare».

Invece quel giorno, nel 2021 intendo, usa la pistola…
«Quando accadono queste cose pensi a proteggere la vita dei tuoi cari. Quando i banditi sono usciti di corsa, Laura, mia figlia, era legata ma io non vedevo mia moglie. Loro sono saliti in auto e io ho visto che uno aveva ancora la pistola in mano».

Continui.
«Il primo colpo l’ho sparato contro lo specchietto retrovisore. Il mio obiettivo era quello. Volevo fermare la macchina. Però non riuscivo a vedere. E se ci fosse stata mia moglie lì dentro? Ho visto Spinelli che stava salendo in auto e mi puntava ancora la pistola. Così gli ho sparato nelle gambe, ma lui è alto, l’ho preso sopra l’anca».

Ritiene di aver esagerato?
«Assolutamente no. Non vedevo mia moglie, e quando ho visto che non c’era, l’altro aveva ancora la pistola. In quel momento dovevo difendermi, perché pensi che se spara prima lui tu sei morto».

Sparerebbe ancora?
«Col senno di poi no. Se uno punta ovvio che sparo. Che ne so se uno ha la pistola giocattolo. Io in quel momento mi sono visto morto. Quando sono uscito, io credevo che mia moglie fosse in auto con loro perché la tenevano legata».

Lei non aveva visto che era in negozio?
«No. Altrimenti non sparavo. Io volevo solo accertarmi che mia moglie non fosse in auto».

Cos’ha provato durante la rapina?
«Terrore».

Se l’aspettava una condanna a 17 anni?
«No assolutamente. Pensavo a un’assoluzione».

Lei quanti anni ha?
«Fra cinque mesi faccio 70 anni, capisce, 70. Settant’anni e dopo aver lavorato una vita, sono cinquant’anni che lavoro, io e mia moglie abbiamo vissuto qua dentro, ho 4 figlie, 8 nipoti, sempre lavorato, pagato le tasse, ecco a 70 anni la mia prospettiva è di andare dentro fino a 90? Qui siamo pazzi. C’è qualcosa che non quadra».

Come la vive?
«In modo drammatico, tutto questo ha rovinato la vita non solo mia, ma anche quella di mia moglie, delle mie figlie. Una figlia che lavorava con noi, ha smesso perché ha paura anche a entrare in negozio, i miei nipoti non vengono nemmeno più a trovarci. E aspetti: dopo la rapina del 2021 altre 4 spaccate a casa, oltre alle 10 precedenti in negozio. Io non ne posso più. E la giustizia protegge i delinquenti”.

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