La Fiducia a Conte al Senato è ferma a 156. I numeri non ci sono. Il.Premier si dimetta

Alla fine il premier Conte ha incassato la fiducia anche al Senato, ma con la maggioranza relativa e con numeri risicatissimi. I sì si sono fermati a 156 sì (compresi i senatori a vita), contro i 140 contrari, 16 astenuti, votanti 312: un bottino inferiore a quanto la maggioranza, dopo lo strappo di Renzi e il “mercato delle vacche” aperto a Palazzo Madama, sperava di incassare. Italia Viva si è astenuta, il centrodestra ha votato contro, anche se da Forza Italia ci sono state delle defezioni, con Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi che hanno votato con la maggioranza, a cui si sono aggiunti i voti dei cosiddetti responsabili. Sul voto del senatore del Misto, Alfonso Ciampolillo, la  presidente Elisabetta Casellati ha chiesto di vedere la registrazione video della seduta dopo il caos scoppiato alla chiusura della votazione e all’esclusione del voto arrivato in ritardo sulla seconda chiama. Alla fine il suo voto è stato convalidato, come quello di Nencini, due sì aggiunti last minute.

Dopo il caso di Renata Polverini, scoppia quello della senatrice azzurra Maria Rosaria Rossi, considerata fedelissima di Silvio Berlusconi che ha votato la fiducia al governo Conte in serata a palazzo Madama insieme al collega forzista Andrea Causin. Per Rossi si tratta di una defezione che ha del clamoroso, destinata a far discutere all’interno e fuori dal partito. Uno strappo che coglie di sorpresa i vertici di Fi, inaspettato fino ad ora, mentre l’addio di Causin era nell’aria da qualche giorno e la sua assenza dell’Aula sin da stamane non aveva fatto altro che destare sospetti.

Il clima, oggi, al Senato, è stato tesissimo,  da giornata cruciale, in attesa del voto di fiducia anche al Senato, che doveva garantire la sopravvivenza al giverno Conte 152-153 le previsioni più negative, a fronte di quelle più negative che danno una forbice tra 157 e 160 sì. In realtà, fa notare un navigato parlamentare centrista di centrodestra, ”quello di oggi è un voto senza storia, tutte queste asticelle se le sono inventate loro da soli, basta un voto in più e per la Costituzione il governo in carica è a posto…”.

La partita vera, insomma, inizierà domani. I pontieri di palazzo Chigi, raccontano, infatti, in campo per salvare il ‘soldato Ryan’, sono convinti che usciti indenni dal doppio passaggio formale in Parlamento, ci saranno dieci-quindici, se non venti giorni, a disposizione per poter trattare ancora e rafforzare l’esecutivo con un rimpastone e il sostegno di un congruo numero di ‘responsabili’, magari strutturati in un gruppo parlamentare, primo passo per la realizzazione di progetto politico di centro di ampia portata, con Conte punto di riferimento. Si tratta dello spazio di tempo che va dal varo del nuovo scostamento di bilancio fino all’approvazione del Recovery Fund. E il mercato delle vacche ricomincerà.

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