Juventus, inchiesta stipendi: “Violata lealtà sportiva”. Ecco le conseguenze

La notizia arriva giusto in tempo per rovinare la preparazione per l’andata dei quarti di Europa League contro lo Sporting Lisbona. Le indagini della procura della Figc per il cosiddetto filone “stipendi, partnership ed agenti” sarebbero concluse. Il procuratore federale Giuseppe Chinè sarebbe pronto a contestare alla società torinese la violazione dell’articolo 4.1 del codice di condotta sportivo per ognuno di questi tre filoni. Di cosa si tratterebbe? Del principio di lealtà sportiva, uno dei fondamentali della condotta di ogni società professionistica. Mentre la Vecchia Signora attende in gloria il 19 aprile ed il giudizio di legittimità del Collegio di garanzia del Coni sulla penalizzazione relativa alle plusvalenze fittizie, ecco che potrebbe arrivare un altro deferimento a complicare ulteriormente la situazione. Facciamo il punto sull’ennesimo grattacapo che potrebbe rovinare una stagione disgraziata per la squadra più titolata d’Italia.

Il passaggio arrivato nella giornata di mercoledì 12 aprile è, al momento, formale ma non è del tutto irrilevante. La procura federale ha comunicato in maniera ufficiale alla Juventus e agli otto ex dirigenti del club bianconeri coinvolti la “conclusione delle indagini” sul secondo filone della famigerata inchiesta “Prisma” portata avanti dalla procura di Torino sulle “manovre stipendi”, sui rapporti controversi con alcuni agenti sportivi e su alcune partnership che sarebbero sospette. Gli ex dirigenti coinvolti cui è arrivato l’avviso formale sono Andrea Agnelli, Fabio Paratici, Pavel Nedved, Federico Cherubini, Giovanni Manna, Paolo Morganti, Stefano Braghin e Cesare Gabasio. Non si sa ancora chi sarebbero gli agenti coinvolti nelle indagini, dato che la segnalazione arriverà solo in seguito alla Commissione federale agenti sportivi.

Nessuna grossa sorpresa rispetto alle altre società che avrebbero realizzato transazioni farlocche con la Juventus; i nomi sono quelli già emersi qualche settimana fa, Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Udinese, Bologna e Cagliari. Al momento la procura federale non ha valutato nel dettaglio le posizioni di queste società, sulle quali le indagini sono ancora in corso. Una volta terminate, e quindi non più coperte dal segreto istruttorio, sarebbe possibile un’archiviazione temporanea, che però potrebbe essere solo temporanea. Nel caso emergessero nuove prove, come successo qualche giorno fa alla Juventus, l’inchiesta potrebbe essere riaperta.

Al momento nessuno dei calciatori coinvolti dalle operazioni sarebbe entrato nell’inchiesta: sembra, quindi, che la procura li abbia giudicati “inconsapevoli” delle violazioni commesse dalle società. Cosa succederà ora? Non molto, a dire il vero. Chi ha ricevuto l’avviso avrà 15 giorni di tempo per chiedere di essere ascoltato o presentare delle memorie difensive. A questo punto la procura federale avrà tre opzioni a disposizione: archiviare, deferire e passare al processo oppure cercare un patteggiamento. Nel caso più probabile, ovvero che si arrivi al processo, il primo grado potrebbe aprirsi non prima della fine di maggio, lasciando quindi in sospeso la situazione della classifica del campionato di Serie A. Un finale da incubo per i tifosi della Juventus, che davvero non vedono l’ora di mettersi dietro questa vicenda.

Tra le varie opzioni sul tavolo della procura federale, il deferimento è quella decisamente più gettonata ma dipende molto dalla forza dell’impianto accusatorio. Se il team di difesa dovesse sospettare qualche falla, possibile che decida di giocarsi il tutto per tutto nel processo, altrimenti potrebbe aprirsi la porta ad un patteggiamento. Visto il capitale mediatico speso dalla procura per costruire il caso, difficile che Chinè chieda l’archiviazione. La cosa che confonde i tifosi bianconeri è il rapporto tra questo filone e quello delle plusvalenze che ha causato la pesante penalizzazione. La violazione è simile, “mancata lealtà sportiva”, il famigerato articolo 4 ma sebbene le due inchieste siano formalmente separate, potrebbero influire l’una sull’altra. Parlando fuori dai denti, se il Collegio di garanzia del Coni dovesse decidere che la penalizzazione inflitta alla società torinese è frutto di un’inchiesta non perfetta dal punto di vista formale la situazione cambierebbe parecchio.

Il 19 aprile si saprà se la pena inflitta alla Juventus sarà confermata, cancellata o rinviata al mittente. Ad esempio, se il meno 15 dovesse essere cancellato, il contesto generale sarebbe sconvolto. A questo punto cercare di provare irregolarità in faccende decisamente complicate come le partnership o eventuali accordi sottobanco con gli agenti diventerebbe davvero difficile. Visto che nessuno ha la palla di cristallo, impossibile sapere come andranno le cose ma qualche considerazione possiamo farla. L’accusa all’ex dirigenza bianconera è pesante: secondo la procura, gli accordi per la riduzione degli stipendi sarebbero stati un trucco contabile per non essere costretti ad iscrivere le somme nei bilanci delle stagioni falcidiate dalla pandemia (2019-20 e 2020-21).

L’accusa però è ancora più ambiziosa, visto che si propone di dimostrare come certi agenti siano pagati per sette anni senza aver effettuato nessuna operazione per conto della società torinese. Sembra che queste ulteriori accuse siano emerse dalle intercettazioni della procura di Torino ma non è dato sapere se saranno o meno un boomerang per il caso contro la Vecchia Signora. Nonostante i tifosi siano comprensibilmente sull’orlo di una crisi di nervi, toccherà aspettare a lungo per avere i primi verdetti. Con buona pace della regolarità del campionato

Pubblicato da edizioni24

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