Intrigo internazionale. La caduta di Berlusconi nel 2011 fu un golpe franco-tedesco: parola di Sarkozy

È un retroscena di banche e mercati quello fa da sfondo alle dimissioni dell’ultimo governo (prima dell’attuale) scelto dagli elettori. Ricordate? Correva l’anno 2011 e a Palazzo Chigi sedeva Silvio Berlusconi. Se ne scriviamo, è solo perché ne ha scritto Sarkozy in un’autobiografia – Le temps des combats – che esce oggi in Francia per l’editore Frayard. È bastato leggerne l’anticipazione del Corriere della Sera per rendersi conto che, più del Cavaliere, a uscirne con le ossa rotte da quell’intrigo internazionale è soprattutto la nostra sovranità, tanto nazionale quanto popolare.

Quisiquilie, evidentemente, per il duo Sarkozy-Merkel alle prese con il coriaceo Berlusconi che proprio non voleva saperne di dimettersi in quell’autunno intossicato dalle indagini sul bunga-bunga e dall’impennarsi dello spread tra il nostro debito pubblico e i Bund tedeschi. «Ci fu tra di noi un momento di grande tensione – rievoca l’ex-inquilino dell’Eliseo -, quando ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui! Angela ed io (…) pensavamo sinceramente che la situazione sarebbe stata meno drammatica senza di lui e il suo atteggiamento patetico… L’ora era grave (…). I mercati hanno capito che noi auspicavamo le dimissioni di Berlusconi. È stato crudele, ma necessario».

No, monsieur Sarkozy, è stato molto di più: un’intollerabile interferenza nelle dinamiche politiche di uno Stato sovrano, che si traduce a sua volta in un oltraggio alla libera determinazione del popolo italiano che Berlusconi lo aveva scelto e votato per vederlo ancora una volta alla guida del governo. Certo, ci rendiamo ben conto che al tempo del dominio del mercato concetti come democrazia o rispetto della volontà elettorale rischiano di apparire molto vintage se non addirittura naïf. A maggior ragione se di mezzo ci sono (come c’erano) banche tedesche e francesi inzeppate di titoli tossici. Le nostre, invece, sorprendentemente no.

La qual cosa, spiega Gianfranco Rotondi , consentì al nostro governo di organizzare senza soverchi patemi la difesa dei piccoli risparmiatori in caso di default delle banche. Un precedente, questo italiano, che rischiava di contagiare il sistema creditizio di mezza Europa, Francia e Germania comprese. Da qui la necessità, confessata da Sarkozy, di tranquillizzare i mercati facendo loro capire che tanto per Parigi quanto per Berlino il governo Berlusconi era ormai giunto al capolinea. E fu subito golpe. Con tanti saluti alla volontà del popolo e al primato della democrazia.

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