Degradato per le critiche all’Esercito, il Tar lo riabilita: “La libertà d’espressione vale anche per i militari”

Anche per i militari vale la libertà di espressione e può valere il diritto «alla manifestazione del pensiero tutelato dall’articolo 21 della Costituzione». È quanto si evince dalla sentenza del Tar del Piemonte che ha dato ragione un maresciallo degli alpini che era stato sanzionato con la perdita del grado per rimozione dopo aver promosso una campagna mediatica per denunciare i tanti “casi di suicidio nel comparto della Difesa”. Il provvedimento del Tribunale amministrativo del Piemonte è stato confermato il 6 giugno 2023 del Consiglio di Stato.

Il Consiglio di Stato ha quindi dato il via libera al reintegro del maresciallo Carlo Chiariglione, alpino e presidente di Assomilitari che era stato allontanato dopo aver promosso una campagna mediatica per denunciare i tanti “casi di suicidio nel comparto della Difesa”.

Nei suoi confronti, come riporta Repubblica Torino, l’Esercito aveva avviato diversi procedimenti disciplinari e anche penali. Prima il Tar del Piemonte e recentemente anche il Consiglio di Stato gli hanno dato ragione sostenendo che “le sue dichiarazioni appaiono potenzialmente riconducibili a quella libertà di espressione, consacrata dall’articolo 21 della Carta costituzionale, che è peraltro destinato a ricevere una particolare attitudine applicativa quando si tratti, come nel caso di specie, di dichiarazioni rese nella qualità di rappresentante sindacale”.

Numerosi militari, come riferisce Infodifesa, si erano schierati al fianco del maresciallo Chiariglione chiedendo la libertà d’espressione. “L’ingiusto accanimento subito – avevano scritto al ministro della Difesa – Il suicidio è argomento delicato causato sicuramente da concause, ma spesso avviene in reparti dove la linea di Comando pone in essere atteggiamenti irregolari e fortemente stressogeni. In questi casi un immediato intervento potrebbe evitare l’epilogo più drammatico. Signor Ministro, Lei come Istituzione possiede gli strumenti per poter vagliare ed intervenire su quanto descritto in riferimento al M.llo Chiariglione, sanando, se riscontrate, tali gravissime e inquietanti irregolarità, ed agendo con fermezza sui rei. Sarebbe questo un grande segnale tangibile di tutela del personale, quindi rassicurazione per tutti gli uomini e le donne in uniforme”. Ora la sentenza del Consiglio di Stato.

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