Il Premier Meloni ai Paesi dell’America Latina: “Ciò che ci unisce è più forte”. E ricorda Falcone e Borsellino

La guerra in Ucraina ha reso complicati i lavori a Bruxelles del vertice Ue-Celac, la Comunità di Stati latinoamericani e dei Caraibi. La trattativa sulla dichiarazione finale si è protratta più del previsto per la contrarietà del Nicaragua a sottoscrive un accordo di ferma condanna dell’aggressione russa, che alla fine è giunto con la firma di tutti i Paesi partecipanti, “ad eccezione di uno, a causa di un paragrafo”, come ha sottolineato il presidente del Consiglio Charles Michel, senza specificare però quale sia stato il Paese che alla fine non l’ha siglato. Ciononostante, il vertice ha segnato comunque un importante momento di confronto e collaborazione, nell’ambito del quale l’Italia ha continuano a rafforzare i propri legami bilaterali e svolgere la suo ruolo di ponte tra Ue e Paesi terzi. “Decisamente sono molte più le cose che ci uniscono di quelle che potranno mai dividerci e quindi è bene che ce lo ricordiamo”, ha detto il premier Giorgia Meloni rivolgendosi ai Paesi dell’America Latina nel corso del suo intervento, durante il quale ha anche voluto rendere omaggio alla memoria di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.

“Domani è il 19 luglio – ha detto il premier – in Italia è una data simbolica. Il 19 luglio di 31 anni fa la mafia uccide il giudice Paolo Borsellino che insieme al giudice Giovanni Falcone aveva intentato il più grande processo contro la mafia mai esistito in Italia”. “Sono stati due martiri della lotta alla mafia e sono anche due dei principali attori ai quali noi dobbiamo gran parte di quello che sappiamo nella lotta contro il crimine organizzato”, ha spiegato Meloni, ricordando l’impegno dei due magistrati per combattere anche i traffici internazionali della mafia. “È la ragione per la quale 23 anni fa – ha sottolineato – le Nazioni unite hanno avviato, proprio a Palermo nella città di Falcone e Borsellino, quella che noi conosciamo come convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale”.

“Credo che questo – ha quindi commentato Meloni – sia un altro elemento fondamentale della nostra cooperazione, qualcosa su cui possiamo continuare a lavorare insieme, perché l’Italia è riconosciuta per essere una delle Nazioni che hanno il know how maggiore, ma i risultati migliori in questa cooperazione li abbiamo ottenuti proprio con i partner dell’America Latina. Decisamente sono molte più le cose che ci uniscono di quelle che potranno mai dividerci e quindi è bene che ce lo ricordiamo, è bene che ognuno di noi sia disposto a fare il più possibile un passo verso l’altro e questa iniziativa per questo è molto utile”.

Un approccio, quello della reciprocità e, ancora di più, del “rispetto reciproco”, che Meloni ha indicato come strada maestra anche nelle relazioni economiche e commerciali. Partendo dalla condivisione dei valori di libertà, democrazia, comune identità, Meloni ha sottolineato che Europa e America Latina possono “scegliere di costruire una nuova e diversa alleanza”. “Un’alleanza – ha detto – che forse si è un po’ sfilacciata negli ultimi tempi, ma che noi possiamo riannodare con un filo nuovo. E quel filo deve essere il filo di una cooperazione non predatoria ma paritaria, che deve assicurare pari benefici a tutti”. “I rapporti commerciali e strategici – ha aggiunto – sono una chiave per questo speriamo di riuscire a firmare l’accordo modernizzato con il Cile, sosteniamo gli sforzi della Commissione per arrivare a un’intesa con il Messico, con i Paesi del Mercosur che sia davvero vantaggiosa per entrambi”.

“Sono fiera, in termini di investimenti strategici e rapporti commerciali, del ruolo dell’Italia, che è uno dei principali investitori in America Latina e nei Caraibi, con un livello di investimenti esteri complessivi pari a oltre 27 miliardi per il 2021”, ha aggiunto Meloni, che in occasione del vertice ha avuto incontri bilaterali con il Presidente della Repubblica Argentina, Alberto Ángel Fernández, e con il Presidente della Repubblica orientale dell’Uruguay, Luis Lacalle Pou, dopo che ieri aveva incontrato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “Me ne vado molto contento, perché è la prima volta che abbiamo un meccanismo per mettere fine all’estrattivismo dell’America Latina”, ha detto Fernandez lasciando il summit, a proposito del ruolo attribuito al continente di fornitore di materie prime e non di prodotti finiti.

Ampio spazio del discorso di Meloni, poi, è stato dedicato all’Ucraina. Il premier ha ribadito l’appoggio totale a Kiev, avvertendo sul fatto che “la parola pace non può essere confusa con la parola invasione” e che “se qualcuno ritiene di poter confondere queste due parole non si rende conto che un mondo nel quale non dovesse più esistere il diritto internazionale, un mondo nel quale chi è militarmente più forte può liberamente invadere il suo vicino, non sarà mai un mondo di pace”. “Io credo non solo che la guerra in Ucraina sia una nuova guerra coloniale, ma credo anche che sia una guerra fatta contro i più deboli”, ha aggiunto, citando il mancato accordo sul grano, ma ricordando anche che “le crisi sono un’occasione, ce lo insegna Papa Francesco, un discendente di emigrati italiani in Argentina che oggi guida la Chiesa Cattolica, perché le crisi ci impongono di scegliere”. Scegliere, in questo caso, quella “nuova e diversa alleanza” tra Ue e Celac.

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