Il modus operandi sovietico schiaccia kiev: ecco cosa rischia l’esercito ucraino e la Nato

Il pilastro centrale della politica di riforme ucraine è risultato essere l’abbandono della mentalità militare sovietica in favore dell’adozione degli standard Nato. Tale politica ha certamente dato i propri frutti durante il conflitto, consentendo alle forze ucraine di respingere i russi da buona parte del territorio da esse occupato. Tuttavia permangono gravi problemi nelle forze di Kiev relativi ai residui della mentalità sovietica, ancora molto forti in alcuni settori delle forze armate.

A seguito della prima aggressione russa dell’Ucraina nel 2014, la Nato ha duramente condannato le azioni della Federazione russa, lanciando contestualmente uno sforzo inteso a favorire la trasformazione del settore della difesa e di sicurezza ucraino e favorire l’interoperabilità delle forze di Kiev con l’Alleanza Atlantica. A seguito del Ssmmit in Galles del settembre 2014, l’Alleanza Atlantica ha istituito un trust fund per favorire la riforma della logistica ucraina e uno relativo al potenziamento della capacità C4 (Command, Control, Communications and Computer) delle forze di Kiev.

Tali obbiettivi sono stati successivamente inclusi nel più ampio Cap (Comprehensive Assistance Package), finalizzato ad incrementare le capacità difensive ucraine sotto numerosi aspetti quali la sicurezza energetica, il contrasto alla guerra ibrida e le cyber security. Gli sforzi della Nato si sono incrociati con l’assistenza militare fornita dai paesi membri. In particolare le forze armate ucraine hanno ricevuto addestramento da eserciti occidentali, attraverso l’Operazione Orbital condotta dal Regno Unito, l’Operazione Unifier guidata dal Canada e altre operazioni costituenti parte del Joint Multinational Training Group-Ukraine (Jmtg-U). Le forze di Kiev hanno altresì ricevuto assistenza materiale dagli Stati Uniti, i quali hanno fornito moderni sistemi di comunicazione, strumenti per la guerra elettronica, radar da controbatteria e i noti sistemi Javelin.

Il sostegno occidentale è andato di pari passo all’adozione di un vasto programma di riforme operato dai vari governi ucraini al fine di potenziare le capacità delle forze armate del Paese. Le riforme hanno anzitutto incrementato notevolmente la quantità e la qualità dell’equipaggiamento, ma hanno inciso soprattutto sulla mentalità delle forze di Kiev e sulla loro struttura. Anzitutto il governo ucraino ha cercato di contrastare la diffusa corruzione all’interno delle forze armate attraverso una significativa riforma dell’industria della difesa e l’approvazione della legge On Defense Procurement che ha reso significativamente più sicuri gli appalti per la difesa.

Al contempo il governo di Kiev ha rivisto significativamente la mentalità delle forze armate. L’Ucraina ha adottato un sistema di pianificazione della difesa capability based, rivisto significativamente il sistema Command and Control (C2) su modello Nato e ampliato notevolmente il ruolo degli Nco (Non Commissioned Officers), adottando un nuovo concetto strategico che mira a creare un corpo di Nco altamente professionali aventi maggiori responsabilità. Tale processo stato portato avanti al fine di abbandonare progressivamente la vecchia mentalità centralizzata sovietica, in favore di un approccio maggiormente flessibile su modello occidentale. Il decentramento delle competenze all’interno delle forze armate ha visto un ulteriore passo significativo a seguito della decisione del comandante in capo delle forze armate Valery Zaluzhny di delegare ai comandanti sul campo l’autorità di aprire il fuoco contro le forze nemiche in caso di attacco senza coordinamento con i vertici militari, sollevandoli contestualmente dall’onere di compilare documenti non necessari

A seguito della seconda invasione russa del paese nel febbraio 2022, il decentramento delle competenze nell’esercito ucraino e la presenza di una solida leadership a livello medio basso delle forze armate si è rivelata essenziale per liberare buona parte del territorio occupato dai russi all’inizio delle guerra, tuttavia la strada per ripristinare la sovranità ucraina sui territori internazionalmente riconosciuti è ancora lunga e un passo fondamentale nel conseguimento di tale obbiettivo è rappresentato dalla risoluzione delle ataviche problematiche dell’esercito ucraino risalenti al passato sovietico, che incidono negativamente sulla sua efficienza.

Anzitutto alcuni comandanti dell’esercito ucraino rimangono legati al vecchio modello sovietico. Di conseguenza essi scoraggiano l’assunzione di iniziative individuali da parte degli ufficiali di rango più basso, che spesso temono di essere puniti per i loro errori. Al contempo l’efficienza delle unità militari ucraine è drasticamente limitata da una catena di comando che fornisce un ordine specifico per ogni fase delle operazioni, anziché indicare alle unità subordinate un range di compiti che potrebbero essere chiamate a svolgere. Le varie branche dell’esercito ucraino presentano uno scarso livello di interoperabilità in virtù di un percorso di addestramento rigidamente separato. Gli addestratori delle varie unità raramente conducono programmi e operazioni congiunte e ai soldati inquadrati in specifiche unità viene spesso negata la possibilità di addestrarsi in strutture appartenenti ad altre unità.

Ciò rende di conseguenza estremamente complesso eseguire operazioni militari utilizzando forze combinate, il che si traduce in una maggiore difficoltà nella condotta delle operazioni. Al contempo le forze di Kiev hanno sinora commesso diversi errori tattici piuttosto rilevanti. Anzitutto esse hanno impiegato prevalentemente i carri armati come mezzo di supporto dell’artiglieria, privando di conseguenza la fanteria leggera di un supporto essenziale, contemporaneamente le forze speciali del paese, ristrutturate nel 2016 e divenute la prima forza militare appartenente ad un paese non Nato ad entrare nella Nato Response Force, sono state impiegate prevalentemente con funzioni di supporto alla fanteria, nelle quali sono decisamente meno efficienti rispetto alla condotta di operazioni quali raid e imboscate, maggiormente atte alle forze speciali. In ultima analisi l’esercito ucraino presenta una logistica gravata dal difficile compito di garantire il mantenimento di un gran numero di sistemi d’arma differente proveniente da diversi paesi, aggravato dall’abitudine ucraina di cannibalizzare le armi occidentali appena ottenute al fine di garantire l’operatività dei sistemi d’arma occidentali al fronte. 

L’invasione russa dell’Ucraina ha visto la trasformazione delle forze armate di Kiev in corso d’opera tramite il trasferimento di sistemi d’arma occidentali che ne hanno gradualmente migliorato e incrementato le capacità, consentendo di venire via via incontro alle esigenze operative dettate dal conflitto. Una possibile soluzione potrebbe essere rappresentata dall’addestrare le forze ucraine direttamente in nazioni Nato, al fine di conferire direttamente alle nuove reclute un addestramento in linea con gli standard dell’Alleanza Atlantica. Tale iniziativa sta già di fatto venendo perseguita, tuttavia essa comporta necessariamente lo spostamento di numerose unità dal fronte per periodi prolungati e gli effetti saranno visibili solo nel lungo termine. 

Le soluzioni per le problematiche dell’esercito ucraino passa necessariamente attraverso l’adozione di pratiche che consentano alle forze di Kiev di migliorare in loco le capacità delle unità esistenti senza distogliere truppe dal fronte per tempistiche eccessive. Una soluzione può quindi essere rappresentata da un programma di training rivolto agli addestratori nell’esercito ucraino, al fine di garantire un completo abbandono della mentalità sovietica, un incremento dell’interoperabilità tra le varie branche dell’esercito e un utilizzo funzionale dei carri armati. Tale approccio denominato “train the trainer” consentirebbe la formazione di addestratori che formino a loro volta ufficiali aderenti a tale mentalità. Ciò non richiederebbe lo spostamento di truppe in nazioni occidentali per tempistiche prolungate e consentirebbe altresì alle forze ucraine di addestrare in maniera maggiormente efficace truppe in loco al fine di ridurre la propria dipendenza dalle nazioni occidentali.

Il conflitto russo-ucraino rappresenta una guerra che Kiev sta combattendo non solo contro la propria ex potenza coloniale, ma anche contro il proprio passato sovietico, il quale ancora oggi affligge il Paese. Il gran numero di riforme approvato dal 2015 ad oggi ha contribuito in maniera decisiva a costruire una nazione più forte, tramite il rafforzamento delle istituzioni e delle forze armate, quest’ultimo ottenuto tramite la progressiva adozione degli standard e delle tattiche Nato. Sin dall’inizio della guerra, tanto le istituzioni, quanto le forze armate ucraine si sono dimostrate altamente resilienti, tuttavia ambedue rimangono caratterizzate da una residua presenza di corruzione e mismanagement, frutto del retaggio sovietico. Il raggiungimento degli obbiettivi strategici del governo di Kiev, ossia il ripristino dei confini internazionalmente riconosciuti e il raggiungimento dei requisiti previsti per l’adesione a Ue e Nato, passerà necessariamente per la vittoria tanto contro le forze russe, quanto contro il secondo grande nemico del paese, il suo passato sovietico.

Pubblicato da edizioni24

Pubblicato da ith24.it - Per Info e segnalazioni: [email protected]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.