By Federico Giuliani
C’era attesa per la risposta che Hamas avrebbe dovuto dare alla proposta di cessate il fuoco di Israele. Ebbene, il primo responso del gruppo filo palestinese sembrerebbe coincidere con una fumata nera. L’organizzazione ha infatti respinto l’accordo sugli ostaggi elaborato dai mediatori e approvato dalle autorità israeliane. “La nostra posizione sull’attuale documento negoziale è negativa”, ha dichiarato Osama Hamdan, esponente di Hamas con sede in Libano. Le trattative continuano ma il tempo stringe. E il futuro della Striscia di Gaza è sempre più in bilico.
La risposta di Hamas
Hamdan ha dichiarato alla TV Al-Manar, affiliata a Hezbollah che “la posizione negativa non significa che i negoziati si siano fermati”. Al contrario, le parti si trovano in una situazione complessa e caratterizzata da alti e bassi. L’ufficio di Hamas ha quindi chiarito quanto riferito dal citato funzionario, precisando che “anche se il gruppo non accetterebbe le attuali proposte israeliane senza modifiche, sarebbe disposto a continuare a negoziare“. Nella giornata di ieri, 1 maggio, era stata presentata al gruppo una proposta di cessate il fuoco avanzata dai mediatori egiziani, qatarioti e americani.
Secondo il Times of Israel, Hamas avrebbe dovuto presentare una risposta alla proposta nella giornata di giovedì. Quella risposta è arrivata in ritardo ed è tuttavia negativa. Resta da capire, adesso, se Israele sarà disposto a dimostrare ulteriore flessibilità andando incontro ad eventuali emendamenti suggeriti dall’organizzazione filo palestinese. Nello specifico, l’opposizione di Hamas deriva dal fatto che l’accordo di cessate il fuoco non era riuscito a garantire la fine della guerra. Tel Aviv ha tuttavia rifiutato di cessare l’operazione a Gaza, ed è rimasto fermamente convinto che la guerra continuerà finché Hamas non sarà neutralizzato.
I negoziati procedono
I negoziati, dunque, vanno avanti ma le posizioni sono sempre distanti. Come detto, Hamas vorrebbe includere nell’accordo relativo alla liberazione degli ostaggi anche un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza. Nei giorni scorsi il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva dichiarato al segretario di Stato americano Antony Blinken che le Forze di difesa israeliane (IDF) avrebbero presto lanciato un assalto di terra a Gaza con o senza un accordo sugli ostaggi in atto.
A questo proposito il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo israeliano Yoav Gallant, nel quale ha ribadito la necessità di avere un piano credibile per evacuare i civili da Rafah prima di ogni possibile operazione militare. Oltre ad aumentare il flusso di aiuti umanitari verso la Striscia e a garantire la sicurezza dei civili e degli operatori umanitari, gli Usa sono impegnati a garantire l’importanza del ritorno incondizionato di tutti i detenuti a Gaza.
“Israele ha fatto compromessi molto importanti nella proposta sul tavolo, dimostrando il suo desiderio e la volontà di portare a termine questo accordo”, aveva dichiarato Blinken. Adesso che Hamas ha respinto l’accordo la palla passa nuovamente a Tel Aviv. Che dovrà decidere, insieme ai mediatori, se modificare l’accordo o restare sui propri passi.