Se il presunto attentatore del premier slovacco Robert Fico è stato arrestato e identificato, meno si sa invece dei motivi dietro l’attacco. L’attentatore ha 71 anni e si chiama Juraj Cintula. Il primo ministro è stato raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco al petto e all’addome all’uscita da una riunione dell’esecutivo ad Hadlova. In serata si è appreso che “l’operazione a cui è stato sottoposto è riuscita e ora le sue condizioni sono stabili”, così la tv slovacca. Ma le condizioni, aggiungono, restano “estremamente gravi”: si è appreso che è in “coma farmacologico” dopo l’intervento.
Nel pomeriggio, fonti ufficiali dell’ufficio del premier hanno spiegato che Fico “è in pericolo di vita, lotta tra la vita e la morte”. Fico si era avvicinato alla folla per salutare i presenti quando sono partiti gli spari, cinque colpi distinti. Per lui, trasportato in elicottero all’ospedale più vicino, si è reso necessario un intervento d’urgenza, durato molte ore.
Un drammatico caso di cronaca, un attentato che sconvolge l’Europa. Per l’aggerssione è stato arrestato, subito dopo gli spari, un 71enne di sinistra, originario di Levice, cittadina a sud distante circa un’ora di macchina da Handlova. L’uomo, che avrebbe sparato con una pistola regolarmente detenuta, avrebbe pubblicato in passato alcune raccolte di poesie in passato e nel 2016 avrebbe lavorato in una agenzia di sicurezza privata. Pur non essendoci ancora nessuna certezza sulle motivazioni del suo gesto, secondo quanto trapela le ipotesi possono essere diverse: matrice ideologica, questioni personali, follia, e anche una possibile componente criminale.
Non si esclude, poi, che sul gesto dell’aggressore possa aver pesato la linea filorussa del premier nonché altre sue prese di posizione. E con il passare delle ore, sembra rafforzarsi la matrice politica dell’attacco. Secondo quanto si è appreso, nella centrale di polizia dove è stato condotto dopo l’arresto, l’uomo avrebbe sussurrato alcune frasi nelle quali afferma di aver agito perché in disaccordo con le politiche del governo. Inoltre, pare che il 71enne non soffrisse di alcun disturbo o patologia psichiatrica. Nel 2005, Cintula aveva fondato un’organizzazione per scrittori Literárny klub DÚHA, trasformatosi poi in associazione civica nel 2008. Dal 2015 era membro dell’Associazione degli scrittori slovacchi.
Attivista per la non violenza di lunga data, si sarebbe anche occupato di satira. Nel 2010 poi, il suo primo romanzo Posolstvo obete, mentre nel 2015 è stato autore di un saggio di ricerca sul mondo rom: Efata. E ancora, secondo il media slovacco Zenyvmeste, l’aggressore ha pubblicato nel 2016 una sorta di manifesto contro la violenza e desiderava fondare un Partito-movimento dedicato a questa causa. “La violenza è spesso una reazione delle persone, come forma di espressione di semplice insoddisfazione per lo stato delle cose. Cerchiamo di essere insoddisfatti, ma non violenti!”, aveva scritto sui suoi social. Tutto il contrario di quanto avrebbe messo in pratica.
Nella sua racconta di poesie si presentava come “ribelle con un animo inquieto”. Il suo Movimento contro la violenza aspirava a diventare un soggetto politico “contro la violenza di ogni tipo, dallo stato di guerra alla violenza domestica fisica o psicologica contro le donne, i bambini, gli anziani, gli uomini, gli animali, la violenza nelle strade delle città e città. Violenza sulla scena internazionale, in Europa, dove crescono la militarizzazione, l’estremismo, il neonazismo e l’anarchia”. Un quadro, insomma a tratti inquietante e contraddittorio.