Gaetano Daniele sul lockdown a Natale: “I fessi siamo noi. Poi i finti parenti sono odiosi. Di solito quello che gli esce dalla bocca non combacia con quello che hanno nello stomaco. Meglio parlare col frigorifero”

By Gaetano Daniele

Cara Marika, tu ti preoccupi perché il prossimo Natale sarà triste e pure squallido, mentre a me di tutto ciò non importa un accidente. Mi preoccupa il diffondersi mostruoso del Covid non l’opacità di una festività ormai ridotta a orgia consumistica, avendo perso ogni afflato spirituale. Cosa vuoi che me ne freghi se Babbo Natale porterà meno regali ai ragazzini che aspettano ansiosi il 25 dicembre per ricevere dal cielo (ma quale cielo) un piccolo computer che magari accelera il loro rimbambimento. Ti dirò di più. Siccome anche io sono rincoglionito che per favorire la pace famigliare si adatta alle tradizioni del menga, ho deciso di ricoprire di doni mio figlio e qualche nipotino. Anzi. Ne ho preso uno anche per il tuo, i quali sanno benissimo, non essendo tonti, che compro tutto io con i miei soldi per strappare loro un sorriso, figurati se bevono la favola che quel ben di Dio è portato da Babbo Natale in sella ad una Renna.

Noi pensiamo che i nostri discendenti siano talmente stupidi da non aver mangiato la foglia: lo sanno perfettamente che i balocchi e tutte le cazzate che rifiliamo loro a Natale sono finanziate dalla borsetta di mamma o di papà. I cretini siamo noi adulti che raccontiamo ai piccini un sacco di scemenze nella speranza di renderli felici.

Prendersela con Conte per come guida il governo è un atto dovuto, per carità, ma non possiamo arrabbiarci con lui perché ci raccomanda di evitare assembramenti attorno al panettone, che a me piace anche ad ottobre e a gennaio, nel tinello di casa per compiere il rito del cenone. Ma che ce ne fotte del cenone, a me basta la serenità interiore accompagnata anche da un semplice brodo di pollo, i dolci tipici me li mangio anche adesso a Caserta sotto le coperte mentre ascolto le sciocchezze di Mughini su Rete4. Quelli che non sapendo fare di meglio, mi consegnano un pacchetto a tavola contenente una sciarpa del cavolo li prenderei a calci nel posteriore. Figurati se mi aspetto da mio cugino Gaetano una bottiglia di Cristal. Ma se lo beva lui lo Champagne, io ho altri gusti e me li soddisfo a modo mio. Non c’è nulla di più noioso che ammuffirsi in sala da pranzo per tre ore, piatti che girano come giostre, bicchieri tintinnanti, chiacchiere idiote dalle 20 a mezzanotte, magari ti tocca mangiare vicino a un fesso che ti mette le dita nel piatto dopo essere uscito dal bagno, o peggio assistere all’ansia della cognata nell’attesa che si faccia ora per incontrare l’amante sopra al vico.

Ad un quadro così preferisco parlare con il mio frigorifero. Anzi. Con te. Che almeno mi fai fare due risate.

Grazie al destino non sono neanche in grado di apprezzare le zampogne dei pastori abruzzesi, visto che a causa del lockdown non posso raggiungere, come da tradizione, neanche San Gregorio Armemo.

Quanto alle strette di mano ne faccio volentieri a meno, odio che un palmo umido si appai al mio. Quasi quasi ringrazio il Covid che mi risparmia tante scocciature.

Nel frattempo aspetto che Conte e Casalino mi diano la conferma sulle strette, considerato che oggi siamo in zona arancione, domenica gialla, e mercoledì con molta probabilità rossa. Roba da farmi mettere in macchina anzitempo per raggiungere quella normalità in altra nazione. Magari con te.

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