By Gaetano Daniele
Roberto Speranza è soprattutto il bravo ragazzo che si fa male da solo, autolesionista, ministro della Salute che si rovina la salute autoilludendosi di tutelare quella degli altri. Un quadretto a metà tra la caricatura e il vittimismo, ovviamente si sente perseguidato da parte della solita destra becera e politicamente censurabile. Roba da pazzi. Sembra Giovannona coscia lunga, che per non finire in mezzo a una strada si aggrappa a tutto, anche al ca***.
Ma a differenza di Giovannona coscia lunga, che si aggrappa al ca***, Speranza sceglie una terza via, quella del ragazzo ingenuo che somiglia al “soldato in mezzo”. Gli piace giocare al cosiddetto pacchero del soldato. È comunista e onesto, sta sempre in mezzo e pur di non finire sul marciapiede, volentieri, prende schiaffi da destra, centro e sinistra.
L’extramagro che – tenetevi forte – ha perso una decina di chili ed è ridotto pelle e ossa. È il secchione doverista tutto nervi e fogli di carta, che va a letto alle 4 e confessa: la mia sveglia biologica è alle 4. E gira infatti con l’aria dissipata di chi si è appena svegliato in un fienile o abita stabilmente in una Cinquecento, la barba ruvida di fatica: da un anno dormo in ufficio. E se devo raccontare il rapporto con la mia famiglia ho in testa una sola parola: assenza.
Insomma, Speranza è tutto questo. Ora la domanda sorge spontanea: se si alza alle 4 del mattino, non vede più la famiglia, e nonostante questo riesce a trovare anche il tempo per scrivere un libro che poi ritira dal mercato italiano ma che l’editore molla poi al mercato spagnolo, e cosa sarebbe accaduto se Speranza si fosse alzato alle 12 come Giovannona coscia lunga?