Ercolano, Tricarico: “Fatti e coincidenze tra O.E.I, il Clun dei profumati e la malavita organizzata”

By Giuseppe Tricarico

Partiamo da lontano per arrivare ai giorni d’oggi. Da precisare che alcuni filoni d’indagine su esponenti della malavita organizzata, sono slegati fra i soggetti citati e la O.E.I, la signora di Ercolano finita sotto processo per aggressione e truffa, legati indirettamente alla famiglia (pluripregiudicati). Un modus operandi, quello della famiglia della O.E.I che non si distacca molto da quegli ambienti della criminalità organizzata. Facciamo una cronistoria da chi era frequentata la casa della O.E.I negli anni di piombo, fino ad oggi.

“Volevamo assassinare xxxxx, ma alla fine ho ucciso io C.C”. Fu ucciso la sera del 4 maggio del 1999 in via Pascoli a Montemurlo. Così il pentito G.S si autoaccusava. Correva l’anno 1999. Nel nuovo processo, insieme al pentito G.S, furono imputate altre otto persone: G. B, capo dell’omonimo clan di Ercolano, suo fratello A. B, il cognato S. Z. e il fratello G. Z, P. G, esponente del clan dei “F” di Torre Annunziata, ritenuto l’autista del killer, G. A. fu arrestato due mesi dopo gli altri, S. D. D. e G. C. Ma questo, come speficato ad inizio articolo nulla c’entra con O.E.I. L’unico legame, è che in casa O.E.I, tra il 1996 ed il 1998, uscivano ed entravano esponenti di questo calibro in quanto la sorella G.I sposa uno dei killer del Clun. (Oggi prostituta di professione, attraverso una rete di case di appuntamenti private, nella maggiore in autonomia). Come funziona: si compra una scheda telefonica nuova, si pubblicano delle foto false più o meno riconducibili alla donna che offre la prestazione, una parrucca, magari dei finti tatuaggi, ed il gioco è fatto. Molte di queste ragazze hanno anche una vita parallela, un fidanzato, un lavoro. “La facciata”. Tutto regolare, per loro è un di più, una sorta di arrotondamento.

Ed è stato proprio G.S, marito della sorella, a tirarli in ballo alla fine del 2009, poi ci sono state le indagini delle squadre mobili di Prato e Firenze, che hanno cercato i necessari riscontri, e infine solo a Febbraio scattarono gli arresti eclatanti. Dopo anni, proprio qualche settimana fa, esce uno dei reggenti del clun di Torre del Greco.

Il Clun dei Profumati di Ercolano, con a capo C.I. padre della O.E.I, è alla ribalta per innumerevoli reati, un volto molto noto nella zona ed è ora indagato anche per un esposto fatto da alcuni residenti dello stabile dove abita. La fedina penale del Capo del Clun dei Profumati (come quelli della moglie alias “La Signora Chicchie”) è degna di rispetto negli ambienti del malalaffare: una informativa della Dia (riservata) nel quale siamo venuti in possesso, nota che a cavallo tra il 1996/97, il C.I, padre della O.E.I, “si sposta, per tramite del genero, piccoli viaggi, presumibilmente legati al traffico di droga dalla Campania alla Regione Toscana”. Con il trasferimento poi del genero in Emilia Romagna, i viaggi, una tantum non ebbero proseguo. I reati contestati al padre della O.E.I, restano comunque di spessore: “Furto; Ricettazione; Truffa aggravata e continuata“. Reati conclusi, in via definitiva. La stessa O.E.I è sotto processo per truffa aggravata e continuata. L’astuzia, quella in capo ai manipolatori di professione, scuola e stile del Clun dei Profumati, lamentava però di essere innocente, all’oscuro di tutto: “Sono vittima, plagiata, raggirata”. Del resto in carcere sono tutti innocenti. Ma un audio, come i tanti, che a distanza di circa 4 anni i giudici non hanno ancora ascoltato, di cui siamo in possesso, la inchiodano. La O.E.I riferendosi al presunto complice: “Hai venduto? Dammi i soldi che mi servono… devo comprare…. “. La risposta del presunto complice a O.E.I: “Questi sono i soldi di quel ragazzo, dove poi ti sono arrivati, ridaglieli e toglimi da mezzo”. Ma la O.E I non ha mai più restituito quei soldi al malcapitato, facendo ricadere la colpa sul presunto complice attraverso il solito sistema di vittimismo compulsivo (quello in capo ai manipolatori) e ai truffatori di professione: “Io non so niente, faceva tutto lui”. Questo finto vittimismo, di far ricadere la colpa sugli altri, i propri fallimenti, è stato riscontrato anche da alcune perizie psichiatriche. Infatti, gli audio sono già stati consegnati alle autorità competenti, affinché possano verificarne la veridicità. La card (una Posta Pay) della O.E.I, fu buttata dal padre vicino un cassonetto della spazzatura, recuperata da un carabiniere in borghese fu poi consegnata al Comando Carabinieri per tutti gli accertamenti del caso. Nei minuti precedenti, mettono a segno un altro colpo: portano via circa 5 mila euro in contante. Il fatto fu subito denunciato alle autorità competenti.

Quello in capo alla O.E.I, è un vero e proprio sistema, malato, supportato in questi ultimi 3 anni e mezzo, da una rete di fiancheggiatori.

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