Daniele: “Ma che cazzo c’entra l’antifascismo con Sanremo?”

By Gaetano Daniele

Ho sempre preferito un buon film al Festival di Sanremo, nonostante sia un fun sfegatato della buona musica. Ho detto della buona musica. Semplicemente perché reputo che ogni occasione è buona da parte della sinistra per strumentalizzare e fare politica. E la politica non può, direttamente o indirettamente approdare anche al Festival della canzone italiana. Quest’anno si è discusso tanto del testo di Geolier. Ho ascoltato la canzone e letto il testo. Roba vecchia. “Amore mio, io per te tu per me”. Solita lagna. Mi aspettavo di meglio.

Insomma, dopo la prima serata del Festival di Sanremo, l’edizione antipolitica auspicata tanto da Amadeus e soci è già un miraggio. Nonostante le buone intenzioni della prima ora, il quinto festival della gestione Amadeus è già diventato un classico della partecipazione politica a senso unico. L’unico grande tema della sinistra nostrana, la caccia al fascismo perenne, è entrato nelle polemiche sanremesi dalla conferenza stampa di presentazione. Pronti, via e l’inviato di Striscia la notizia, Enrico Lucci, ha chiesto al direttore e al co-conduttore Marco Mengoni di definirsi antifascisti. E via con l’immancabile Bella Ciao, intonata per l’occasione dal duo Amadeus-Mengoni. Il tutto, nemmeno a dirlo, da dedicare alla presidente Meloni. Ma che cazzo c’entra? Avete visto? Con quale coraggio posso incollarmi allo schermo?

Et voilà. Il Festival che, secondo le parole dello stesso Amadeus, non dovrà ospitare monologhi politici a senso unico, prima ha tirato in ballo la protesta degli agricoltori e poi, come se non bastasse, ha messo in bella evidenza il dossier antifascismo tanto caro alla gauche nostrana. Un doppio standard, quasi una presa in giro tout court, che ha fatto andare su tutte le furie opinionisti e commentatori stanchi dell’occupazione politica di Sanremo. La domanda che mi verrebbe da fare ad Amadeus, che stimo come presentatore, è la seguente: “che bisogno c’era di dichiararsi antifascista e cantare Bella ciao, al Festival della canzone italiana? I maliziosi potrebbero rispondere a tono: il siparietto strumentale della sinistra è l’ennesimo modo, più o meno velato, di criticare dal palco più famoso d’Italia il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Segno che il malox non è stato sufficiente. Ma anche creare zizzania nei salotti della destra per share. Le solite pagliacciate all’italiana.

La scelta di Amadeus di non ospitare monologhi e sermoni vari si scontra purtroppo con la realtà del Festival. La politica, come abbiamo potuto facilmente notare dopo la prima delle cinque serate in programma, si prenderà la scena per l’ennesima volta. Viva la canzone italiana.

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