Daniele: “Le belve di Hamas, la guerra, le balle e le facce da cazzo”

By Gaetano Daniele

3, 2, 1 boom. Scoppia, a torto o a ragione l’ennesima guerra. Sangue, atrocità e barbarie: un’altra guerra esplode e sconvolge l’intero scacchiere mondiale. Una settimana fa, con un raid imprevedibile, le bestie di Hamas hanno ammazzato oltre 1300 israeliani (la stragrande maggioranza civili). Ne hanno fatto carne da macello: intere famiglie date alle fiamme, bambini e neonati decapitati mentre dormivano nella culla o nei letti coi genitori, donne stuprate e poi ammazzate a fucilate. Un orrore indicibile. Eppure anche qui da noi, in Italia, non sono mancati gli utili coglioni dei terroristi palestinesi che, già come due anni fa coi russi dopo l’attacco all’Ucraina, hanno preso le parti dei carnefici. Pezze di color rosso sangue che non posso essere giustificate in nessun modo. La finta ragione. C’è di tutto e di più: i centri sociali e i collettivi studenteschi in prima linea, ma anche le ong pro migranti e la solita sinistra negazionista. Tutti a tifare Hamas: uno schifo che può essere giustificato solo dai soliti vigliacchi di quartiere.

Ma non finisce qui. Questa settimana è stata ricca di sorprese non solo sul fronte guerra. Guardando in casa nostra, come avrete avuto modo di leggere ma anche no, e ve lo diciamo noi, Mister Gomorra Roberto Saviano (Uappo di casa e scemo di piazza) giovedì è stato condannato nel processo per gli insulti rivolti alla signora Giorgia Meloni, nonché oggi capo dei ministri. La storia la conoscete molto bene, ma anche no. L’autore di Gomorra, serie tv spazzatura, insultò la leader di Fratelli d’Italia dandole della “bastarda” in tivù. Ad una donna. Giustamente querelato, è stato giustamente riconosciuto colpevole dal tribunale di Roma. E lui? Anziché chiedere scusa ha trasformato l’Aula in un comizio accusando la premier di “intimidazione”. Non solo. Ha persino detto che impedire il dissenso significa colpire a morte il cuore pulsante della democrazia. Ma quale dissenso e dissenso, bastardo non è una critica ma un insulto. E dire bastardo a una persona, a una qualunque persona è, questa sì, una aggressione. Una volgare aggressione! Coglione! E siccome per natura i coglioni girano sempre in due, non potevamo esimerci dal citare Federica Borrelli, figlia del procuratore di Milano ai tempi di Mani Pulite. Nei giorni scorsi ha lanciato una raccolta firme contro la decisione del Comune di Milano di accogliere Silvio Berlusconi, no quello di Tik Tok, di Famedio, il cimitero dei grandi di Milano. Non entreremo nel merito di quella che fu la buia stagione di Mani Pulite e nemmeno nel lavoro fatto da Borrelli (padre). Tra lui e lei scegliere non saprei. Dei meriti di Berlusconi, sì, preferiamo parlare, anche se non ce ne sarebbe alcun bisogno: tre volte premier, imprenditore di aziende che hanno dato (e danno a tutto oggi) da mangiare a diverse migliaia di persone e, poi, i successi nello sport, nell’editoria, nel cinema. Dobbiamo continuare? Perché potremmo andare avanti per ore a elencare un’infinità di motivi per cui è sacrosanto che il nome di Berlusconi venga scolpito per sempre tra i grandi del Famedio di Milano. La petizione della Borrelli e compagni è solo carta straccia, l’ultimo afflato di una schiera di anti Cav senza più un lavoro. Rimasti con le pacche nell’acqua, cercano, attraverso un buon nome di fare cassa. Andassero in Israele ad aiutare quella povera gente. Almeno a scopare per terra. Perché non saprebbero fare altro.

E poi c’è lui, Patrick Zaki, che personaggi sforna questa sinistra. Comici. Che fanno piangere. Di recente liberato dalle carceri egiziane soprattutto grazie all’attività diplomatica del governo Meloni. Sui social è pesantemente schierato contro l’Occidente, definisce l’esercito israeliano una “forza di occupazione” e accusa il premier Benjamin Netanyhau di essere un “serial killer”. Uaaaa! Fa inorridire. Purtroppo, però, sono tanti che, davanti agli orrori di Hamas, hanno ancora il coraggio di santificare la Palestina e gettar fango su Israele. Sentite Rosy Bindi: “È necessario che Israele faccia un esame di coscienza sul suo recente passato”. E l’imam di Pisa Mohammad Khalil: “Quella palestinese è la resistenza contro un’occupazione”. E la pseudo ambasciatrice Elena Basile (oggi firma del Fatto Quotidiano): “È una brutta notizia che ci siano pochi ostaggi americani in mano ad Hamas perché, se fossero tanti, gli Stati Uniti potrebbero avere un ruolo di moderazione“. Per non parlare poi della nutrita schiera di negazionisti secondo cui il massacro nei kibbutz è tutta una montatura. E che dire, infine, di tutti quei Comuni (Milano in testa) contrari ad esporre la bandiera di Israele dopo il massacro. La lista è infinita. Uno peggiore dell’altro. E pure parlano. Democrazia, questa scostumata!

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