Caso Leonardo La Russa. una testimone smentisce categoricamente il racconto dell’amica: “La ragazza non era alterata”. Il puzzle della montatura prende forma

“Non una persona particolarmente alterata”. Così una testimone, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Adnkronos, ha descritto il modo in cui la 22enne che ha denunciato Leonardo La Russa appariva in discoteca la sera del presunto stupro. La testimonianza è stata resa agli uomini della squadra mobile da una ragazza, amica della 22enne, che avrebbe conosciuto proprio quella sera. Il racconto stride con quanto emerso finora dalle chat riportate sui giornali tra la presunta vittima e un’altra amica, che la descriveva come in un grave stato di alterazione.

Gli inquirenti stanno sentendo diverse persone presenti in discoteca con l’obiettivo di ricostruire il più possibile la serata. Ieri è stata anche sentita la madre della 22enne. È stata la donna, il pomeriggio del 19 maggio scorso, ad accompagnare la figlia alla clinica Mangiagalli dove è stata visitata. Il referto parla di un’ecchimosi al collo e un graffio sulla coscia sinistra. È stato inoltre riscontrato l’uso delle droghe che la stessa 22enne aveva riferito di aver assunto, mentre non è stata rilevata la droga dello stupro. Nello scambio in chat tra la ragazza e la sua amica quest’ultima aveva supposto che potesse essere stato drogato un drink.

Oltre alla madre della presunta vittima, negli ultimi giorni sono state sentite una decina di persone che hanno riferito particolari su quella serata nel locale di via Merlo o su quanto raccontato dalla 22enne. Fra loro anche uno dei titolari dell’Apophis. Al titolare è stato chiesto l’elenco dei partecipanti alla serata, circa 180-200 persone. La mobile continuerà a raccoglierne le testimonianze.

Al vaglio degli inquirenti anche i cellulari e lo scambio di messaggi tra la presunta vittima e le sue amiche, con lo scopo di rimettere in ordine anche negli spostamenti di quella sera. La Procura , inoltre, secondo quanto trapelato, sta valutando il da farsi rispetto al cellulare in uso a Leonardo La Russa, intestato non al padre, come emerso precedentemente, ma allo studio legale in cui Ignazio La Russa, insieme a un’altra decina di avvocati, esercita l’attività professionale. In particolare, la Procura deve capire se lo studio rientri tra le pertinenze del senatore e dunque se, come sembra, sarà necessaria la richiesta alla Giunta per l’autorizzazione a procedere del Senato.

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