“Vogliono bombardare il Libano?” Interviene Putin: no alle portaerei Usa

Il Punto di Orlando Sacchelli de il Giornale

Gli Stati Uniti stanno mandando una portaerei al largo di Israele. È un segnale con cui il Pentagono intende “mostrare i muscoli”, ponendosi sostanzialmente due obiettivi: rassicurare l’alleato, finito sotto il pesante attacco terroristico di Hamas, e fare da deterrente rispetto a possibili nuove azioni spericolate.

Dopo l’Uss Gerald Ford, entrata nel mar Mediterraneo orientale, il Wall Street Journal scrive che Washington sarebbe pronta a inviare anche una seconda portaerei. Manca ancora la conferma ufficiale del Pentagono, ma vista la delicatezza del momento è plausibile che sia vero. Erdogan ha già manifestato un certo nervosismo: “Che cosa verrà a fare una portaerei americana? Comincerà a compiere gravi massacri da quelle parti, colpendo e distruggendo Gaza e i suoi dintorni”.

Ora si fa sentire anche Putin. Il presidente russo ha detto di “non capire” perché gli Usa stiano dispiegando portaerei vicino alla costa di Israele. Dimentica, o fa finta di dimenticare, tutte le volte in cui la Russia ha mandato i propri mezzi navali, e non solo, in teatri di guerra ben lontani dai propri confini. Giusto per mostrare i muscoli e giocare un ruolo attivo in un braccio di ferro armato. Esercitare un potere, in altre parole, con la minaccia delle armi. In Siria, in Libia e in Africa, tanto per citare alcuni esempi.

Si apprestano a bombardare il Libano o cosa?”, si domanda con sarcasmo Putin. “Cosa faranno? Oppure hanno semplicemente deciso di spaventare qualcuno? Lì ci sono persone che non hanno più paura di nulla”, ha detto il leader russo parlando a un Forum dedicato all’energia. Una sinistra minaccia quella di Putin. Che arriva da un uomo che ha invaso un paese indipendente dicendo che era soltanto “un’operazione speciale”.

Dimenticando – o facendo finta di dimenticare l’amicizia con Israele – Putin si sofferma sulla questione palestinese. Osserva che è “nel cuore di tutti coloro che professano l’Islam”, che la percepiscono come una “manifestazione di ingiustizia di livello incredibile. E tutto ciò che sta accadendo – non solo adesso, ma da decenni – è percepito come una manifestazione di ingiustizia, elevata a un livello incredibile”.

Si potrebbe obiettare che è vero, la questione palestinese è un problema, ma che è un problema altrettanto grave e urgente anche la sicurezza di Israele, che il movimento di Hamas, da quando è nato, vuole spazzare via dalla faccia della terra. E il teorema Palestina=Hamas è riduttivo, oltre che sbagliato. Ci sono stati errori, gravi errori politici, nel corso dei decenni. Errori che hanno rafforzato enormemente gli estremisti e spazzato via quasi del tutto i “moderati”, quelli che credevano nella causa palestinese ed erano disposti a trattare, politicamente parlando, ma senza arrivare allo scontro totale, all’annientamento dello stato ebraico. Errori che si pagano e ci hanno portati dove siamo oggi.

Putin riconosce che “anche negli Stati Uniti ci sono molte figure politiche ed esperti che credono che dobbiamo ascoltare e seguire la strada della creazione di uno Stato indipendente” palestinese, “e in Israele ci sono persone del genere. Ma stanno prevalendo quelli che stanno cercando da decenni di risolvere questa questione con la forza”. L’uso della forza, anziché la diplomazia e la politica. Strumento ben conosciuto da Putin.

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