[…..] Ucraina, tra annunciazioni e ritiri scoppiano colpi di mortaio nel Donbass

La mattinata ucraina è iniziata con le notizie, provenienti dal Donbass, di colpi di mortaio sparati dall’esercito di Kiev contro postazioni dei separatisti filorussi. Ad annunciarlo sui gruppi Telegram sono stati gli stessi ribelli che controllano le Repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk. Non sono arrivate conferme da Mosca al momento, mentre dalla capitale ucraina hanno smentito ogni azione del proprio esercito nelle regioni orientali. Le autorità delle Repubbliche separatiste avrebbe proclamato lo stato di emergenza.

Gli allarmi sono partiti nelle prime ore del mattino. Sul canale Telegram Wargonzo alcune fonti vicine ai separatisti del Donbass hanno segnalato bombardamentida parte dell’esercito ucraino. Lanci di mortaio e di ordigni da una parte all’altra della cosiddetta linea di contatto, il confine cioè tra i territori controllati da Kiev e quelli controllati dai filorussi stabilito con gli accordi di Minsk settembre 2014, sono all’ordine del giorno. Anche e soprattutto in questi giorni contrassegnati dall’escalation politica e mediatica dalla crisi tra Ucraina e Russia. Tuttavia le azioni di questo martedì mattino sarebbero state più costanti e più pesanti. In particolare, da Lugansk i ribelli separatisti hanno segnalato lanci di ordigni da parte ucraina verso almeno 5 località: Sokilnyky, Zolote, Veselenke, Nyzhne Lozove e Donetskiy. Zone non lontane dalla linea di contatto. Yan Leshchenko, capo dipartimento della milizia popolare che controlla la Repubblica di Lugansk, ha dichiarato sui social che la situazione nel Donbass sta rischiando di precipitare.

“Nelle ultime 24 ore – si legge nelle sue dichiarazioni – la situazione sulla linea di contatto si è deteriorata in modo significativo. Il nemico, su ordine diretto della leadership politico-militare di Kiev, sta tentando di intensificare il conflitto”. Sempre secondo le autorità di Lugansk, sarebbero stati sparati da parte ucraina ordigni del calibro di 120 millimetri. Situazione pesante anche a Donetsk. Qui l’esercito di Kiev avrebbe centrato anche l’aeroporto della principale città del Donbass e sede dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk. Le autorità separatiste hanno dichiarato lo stato di emergenza e hanno affermato di aver risposto al fuoco. Dunque, stando a questa ricostruzione, si sarebbe verificato un vero e proprio botta e risposta molto pericoloso per il mantenimento di un pur fragile cessate il fuoco. Ma da Kiev hanno smentito. Anzi, così come si apprende dall’agenzia Ukrinform, le autorità ucraine hanno accusato i separatisti di aver centrato un asilo nella località di Stanytsia Luhanska, ferendo due insegnanti.

Mentre nel Donbass l’intero contesto politico e militare rischia di scivolare in un confronto aperto tra le parti, dal Cremlinosembrano arrivare notizie più confortanti. Già nella serata di martedì la Russia ha annunciato un primo parziale ritiro da alcuni territori caldi a ridosso del confine ucraino. In primis dalla Crimea, lì dove si sono svolte nelle ultime settimane intense esercitazioni militari che hanno coinvolto centinaia di soldati. Da Kiev e da Washington  è stato espresso scettismo in relazione a questi aggiornamenti, chiedendo a Mosca più prove e più fatti. Nelle ultime ore dal ministero della Difesa russo è stata emanata una nota in cui il parziale ritiro, a seguito della fine delle esercitazioni, è in corso: “Le unità del Distretto Federale Meridionale, che hanno completato la loro partecipazione alle manovre tattiche nelle basi della penisola di Crimea – si legge – stanno tornando alle loro basi su rotaia”.

Nella capitale russa intanto prosegue il tour diplomatico di Luigi Di Maio, iniziato mercoledì da Kiev. Se nella capitale ucraina il titolare della Farnesina ha incontrato il suo omologo Dmytro Kuleba, a Mosca invece intorno alle ore 10.00 è iniziato il colloquio con il capo della diplomazia russa Sergej Lavrov. Di Maio ha ribadito la posizione dell’Italia a favore di una soluzione diplomatica: “Per quanto riguarda le tensioni ai confini con l’Ucraina – ha dichiarato il ministro degli Esteri – l’Italia si è impegnata a essere in prima linea nella ricerca di una soluzione diplomatica, potete contare sull’Italia”. Da parte sua, Lavrov ha accusato l’occidente di voler alimentare appositamente le tensioni: “L’intera situazione non si sta sviluppando qui, nel territorio russo, si sta sviluppando nelle menti e nei mezzi di comunicazioni dell’Occidente, soprattutto Stati Uniti e Gran Bretagna – ha affermato il ministro russo – Quindi, tutte le domande su come affrontare quella che chiamano un’escalation dovrebbero essere rivolta a loro”.

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