Ercolano, Tricarico: “I nodi al pettine”

By Giuseppe Tricarico

È giunto il momento di un’analisi a freddo della vicenda, evitando di farci sviare da elementi marginali e di contorno, e restando ben focalizzati sul cuore della questione.

La vicenda non è mai stata chiara. Il caso di questa donna, O. E. I, delle pendici del Vesuvio, è risultata essere, sin da subito, poco chiara. Una semplice separazione, gonfiata da tattiche e strategie psicologiche, che non solo facevano acqua da tutte le parti, ma che hanno trovato riscontro nei fatti. Fatti incontrovertibili. Non ancora emersi.

Dopo la massiccia e incontrollata diffusione di notizie coperte dal segreto istruttorio, ritengo che non sussistano, al momento, le condizioni per lo svolgimento di questo processo, fin quando non vengono prima analizzate tutte le prove. Il punto è proprio questo. Al momento i giudici si sono affidati ad un giudizio terzo. Quello dei consulenti. Ed è proprio qui che interveniamo noi. Il giudizio, nonostante l’iter, è stato inquinato.

Non facciamo nomi. Manteniamo, al momento, il riserbo. Se mettessimo tutti in prima pagina, poi saremmo costretti a sorbirci nuovamente il solito vittimismo aggressivo. Le solite lagne. Verremmo tacciati di non essere umili. Di essere arroganti. (Tutte doti in capo agli accusatori). E poi, puntuale, verremmo querelati. E perderebbero un’altra volta. Perché come più volte scritto, quando non figurano i consulenti che hanno inquinato e continuano ad inquinare il procedimento in corso, le querele sporte nei confronti di noi organi di informazione, vengono tutte archiviate. I processi, consulenti a parte, andrebbero svolti analizzando prima le prove di chi accusa chi. Certo. Un test può determinare in parte il carattere di una persona, ma se un soggetto commette un reato, non pensiamo che disegnare o riconoscere un elefante su di un pezzetto di carta, possa scagionarlo.

Quando un giudice si affida ad un consulente, e legge di una relazione in merito al compito assegnato, si affida. Se poi quella relazione è falsata, strumentalizzata o gonfiata, nessuno lo sa. Per questo motivo, bisogna analizzare tutte le prove. Una ad una. Percorso per percorso. Andando a ritroso. E, stando alla nostra inchiesta, si sgretolerebbe passo passo. I fautori, mentono davanti e dietro le quinte. Messaggi. Telefonate intercorse fra loro. Giudizi dati ai consulenti prima dei percorsi, hanno fatto sì, che questa figura materna, passi dal fare incontri protetti ad avere l’affidamento del minore. Un po come avvenne col caso Bibbiano. Ad un certo punto, non avendoci mai visto chiaro in questo percorso, decidemmo di metterci a guardare gli sviluppi dalla finestra, attenendoci all’iter predisposto dai giudici nonostante i consulenti siano a tutt’oggi gli stessi che inquinarono la serenità dei percorsi. Nel caso di specie, le nostre non sono solo parole. Non solo abbiamo inviato tutto ad altra Procura, ma siamo pronti a rispondere punto per punto qualora la Procura di Santa Maria Capua Vetere dovesse ritenere opportuno analizzare il nostro inchiostro.

Le solite litanie della terra bruciata intorno, o di altre formule che hanno il sapore più di una pozione di uno stregone, e lasciano la lingua piena di bolle, serve a poco. Serve un approfondimento serio, da parte degli stessi organi giudicanti.

Non possiamo più fossilizzarci alle battute. Il vittimismo aggressivo va messo da parte, come vanno messe da parte le battute, entrando esclusivamente nella condotta di questi soggetti. Lo ripetiamo. Il nostro lavoro è questo. Scrivere. Fatto di inchieste eccetera. Non bisogna confondere, ma distinguere. Almeno nel catalogare i mestieri.

Le relazioni dei Carabinieri parlano chiaro, trasversalmente. Nell’abitazione dove risiede a tutt’oggi il minore, vi è un quadro a dir poco preoccupante. Si è esposta finanche la Procura.

Genitore 1, padre della O. E. I: Furto di stereo, condannato. Ricettazione: condannato a 4 mesi di pena sospesa. Truffa aggravata e continuata: condannato a 17 mesi di carcere in via definitiva. Proprietà abitativa, stato: pignorata. Pendenti, più ingiunzioni.

Genitore 2, moglie, madre della O.E.I, dove risiede attualmente il minore: Bancarotta fraudolenta. Condannata. Truffa aggravata e continuata: Condannata a 17 mesi di carcere. 3 dei quali presso il penitenziario femminile di Pozzuoli.

Sorella della O. E. I, che risiede all’interno dell’abitazione: ex moglie di un pentito di camorra appartenente ad uno dei Clun più sanguinari del posto.

Nipote della O.E.I, che risiede all’interno dell’abitazione. Relazione: figura equivoca, più volte denunciata per furto, risulta frequentare esponenti della microcriminalità del posto.

Ci atteniamo al quadro non scritto né strumentalizzato da ith24.it. Questo emerge dagli archivi della Procura.

Lunedì 8 aprile alle ore 20.00, andrà in onda uno speciale, dove saranno mostrate alcune prove che hanno inquinato questo procedimento. Di certo rispetteremo la privacy. I volti saranno coperti. Si sentirà solo la voce. I soggetti: la donna in questione, un avvocato di Nola G. T e una curatrice speciale di Afragola E. T. (il deus ex machina). Poi, ci siamo concentrati su 11 video di una relazione, nel quale sono tutti e 11 discutibilissimi. 4 perizie esterne, svolte da 4 psichiatri diversi di cui due del nord Italia, gridano allo scandalo: “È una relazione, a parte i test, che vanno sempre presi con le molle, che fa acqua da tutte le parti”. Infine, 2 signori. Avrebbero sostenuto illegalmente la ragazza facendo pressioni su alcuni addetti ai lavori. Un pensionato. Uno, sposato con due figli. L’altro separato. Ascolterete la loro voce e ciò che dicono a telefono. Un terzo, spinse il pubblico ministero ad aprire un procedimento penale contro ith24.it. Il caso poi fu archiviato. Si scoprirà poi che questo signore e la querelante intrattenevano finanche messaggi privati. Ascoltate cosa diceva il maresciallo: “E un bastardo. Vediamoci. Me lo vedo io”. Come siamo venuti in possesso del materiale? Ci è stato fatto recapitare anonimamente nella cassetta della posta. Ascolterete la voce in originale. E, i nastri, saranno, dopo la trasmissione consegnati alla Procura. Anche, se, prima di mandarli in onda, ci siamo accertati che non siano stati sbobbinati o manipolati.

Nella inchiesta figura anche un funzionario dell’ASL. Si parla addirittura di piaceri per fini sessuali. “Tu te la fai e a me che mi entra?”. Queste, alcune cose che sentirete all’interno della trasmissione. Il dialogo, attraverso messaggistica e telefonate wz avviene tra due persone appartenenti all’asl.

Pubblicato da edizioni24

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