Ercolano, Tricarico: “Le manipolazioni di O.E.I, ai danni di adulti e minori, sono come la tecnica che si usa per consolare l’alcolista che chiede un goccio di whisky, mentre entrambi spergiurano che sarà l’ultimo”

By Giuseppe Tricarico

O.E.I alza la cornetta e chiama il suo avvocato: “non ce la faccio più che devo fare? Sono ripartiti gli articoli”. La curatrice tentò, credendosi più furba degli altri, di far passare, attraverso la O.E.I, la strategia psicologica del “me ne fotto”. Ovvero la O.E.I doveva farsi trovare indifferente, anche a costo di non vedere più suo figlio. Una sorta di braccio di ferro. E, alla O.E.I l’idea non dispiacque affatto. Forte della complicità del compagno Giampiero, che in quel periodo dettava la linea alla O.E.I per meri fini di opportunismo. Il tentativo che misero in piedi con le assistenti sociali di Caserta, mirava a ribaltare una scena che era stata vista giusta da un precedente Giudice. In sintesi stavano costruendo sotto banco una sorta di spada di Damocle da affibiare al finto mostro. In parte ci sono riusciti. Senza però fare i conti con l’oste.

Questo, sempre secondo i soggetti autorizzati, doveva mandare ai matti qualcuno. Tanto è vero che secondo uno psicologo di Caserta che, a detta di 4 colleghi, “ha ancora tanto da imparare”, prima o poi qualcuno sarebbe scoppiato. Magari avrebbe messo a ferro e fuoco il Tribunale di Santa Maria. E, nonostante i vari tentativi provocatori e di assalto della O.E.I: “Ucciditi, muori, fascista, omofobo etc etc”, mai nessuna reazione è arrivata se non il silenzio assordante della stessa curatrice, che assisteva allo spettacolo quasi soddisfatta. Difatti, una volta entrata in aula si inventava tutto e il contrario di tutto pur di tutelare il lavoro di squadra fatto sino a quel momento.

Tutte tecniche strategiche di bassa lega che però in parte li hanno portati a raggiungere lo scopo. Uno scopo che alla stessa O.E.I non è andato proprio giù. Una decisione per lei limitatoria. Difatti, dopo pochi mesi dalla sentenza, il primo a mollarla è stato proprio Giampiero. E per la O.E.I è stato devastante. L’ennesimo flop. Meglio le scappatelle. (Tutto lecito). Ma per farlo ha però bisogno di tempo. Essere sempre reperibile agli uomori degli uni e degli altri. La scena si conquista così. Con la presenza. Ecco perché dopo pochi mesi dalla conoscenza di questo nuovo compagno, Giampiero, lo porta a casa.

Ella si è dovuta accollare quello che in fondo non voleva. Vero è, che il suo modus operandi non è cambiato affatto. Tra lavoro a nero, palestra, locali notturni, scopamici eccetera, ne va fiera. Di tanto in tanto qualche pizza riparatrice. La cosiddetta facciata. Qualcuno potrebbe rinfacciarle di farsi solo i fatti suoi? E allora può capitare che una volta ogni 3 mesi si dedica per poche ore al figlio.

Parte così la mamma di Ercolano, finta vittima, che, da un lato (prima faccia) contatta quasi incredula il suo legale di fiducia (Gratuito patrocinio, mentre lavora a nero) ed una curatrice speciale di Afragola, nell’illusione di catapultare la realtà dei fatti: “stanno uscendo diversi articoli, mi stanno sputtanando. Dicono che io non sono una buona mamma”. Le risposte di avvocato e curatrice, lasciano basiti: “da quando non porti a fare una passeggiata a tuo figlio?”. La O.E.I, è dedita a lasciare suo figlio a sé stesso, ormai il bambino è pieno di tic, ludopadico. Giuoca mediamente dalle 6 alle 8 ore al giorno. E le segnalazioni invece di assurgere il ruolo riparatorio vengono rispedite al mittente quasi fossero un dispetto, magari con la indifferenza della stessa O.E.I (Manipolatrice) che neanche il tempo di rincasare, tra un gradino e l’altro, si butta alla pubblicazione della sua sarata. “Dovete schiattare”. Più o meno questo il senso del messaggio. Ma di fatto il minore resta chiuso in una stanza di 3 metri per 3. Non ha vita sociale. Non viene supportato nello studio. La dispersione scolastica ne fa da padrona. Anche se il minore si impegna. “Se esci tutte le sere, e devi uscire pure sabato sera, fai vedere almeno che stasera lo porti a mangiare una pizza”. Una sorta di pezza a colori fatta più per rimediare che nell’interesse stesso del minore. La O.E.I è furba. E si attornia di tutte mentalità alla Giampiero. Come chi la difende. Del resto è reduce di due aborti (padri ignoti). Nella trasmissione si tratterà anche questo argomento. I genitori meglio non citarli.

Ovvio che non sia una mossa risolutiva. È la tecnica che si usa per consolare l’alcolista che chiede un goccio di whisky, mentre entrambi spergiurano che sarà l’ultimo. Mossa sciagurata, che ha dato a O.E.I il destro di controbattere e rinforzare la sua tesi (Finta) di essere brava, e i mostri sono sempre dall’altra parte della barricata. Ci giunge difficile anche descriverla. Ma ci diverte tanto il suo apparire indifferente. Evidente che chi la consiglia è sulla strada sbagliata. Stanno prendendo fischi per fiaschi lasciando però che il minore assorba tutto questo. Un po come dire: mentre il medico dimostra e studia l’ammalato muore.

E riparte con le manipolazioni. Questa volta tira in ballo il nipote, al quale più volte ha augurato la morte. Ma è tutta roba vecchia. Il sangue si mastica ma non si sputa. (Giusto). Ora sono tazza e cucchiara. Magari con la speranza di impressionare qualcuno. Chi? Questo non lo abbiamo ancora capito. Almeno è quello che vorrebbero farci bere. Ma non possiamo. Ci andrebbe di traverso. Non come le storie, quelle si che ci divertono. Dimostrano tutta la sofferenza regressa. Infatti, ci giunge un video, dove il nipote rivolgendosi alla O.E.I, chiosa: “Sei una putt****, vattene a casa di Giampiero. Fai solo buc***”. (Ma dove è finito Giampiero? Non appena ha letto la sentenza dove vedeva la O.E.I dedicarsi di più al figlio, se l’è data a gambe). “Vediamoci solo per scopare”. Questa è la considerazione che aveva di O.E.I. lo dice ad un collega dell’asl.

Basterebbe solo questa considerazione a farci capire quale soglia di casa stiamo varcando. Scene da Saloon che lasciano di stucco anche noi adulti, figuriamoci a dei minori. Il figlio esausto chiede aiuto, lo fa a modo suo, registra di sua spontanea volontà, ma la strategia difensiva della O.E.I, è la spada di Damocle, scarica tutto sul padre: “Glielo dice lui di registrare”. Ammesso e non concesso che fosse il padre, cosa che escludiamo categoricamente, ma un problema di fondo resta: certi episodi in casa O.E.I sono routine, potrebbero mai generare piacere in un minore? Oppure un problema c’è? Non fosse altro che da poco è rientrata in casa anche l’ex moglie di un pentito di camorra. La famiglia si allarga.

Magari perchè non diamo la colpa al minore, che ha registrato. Magari se avesse assistito ad un tentato omicidio lo avremmo arrestato per violazione della privacy.

Ma perché questo nipote della O.E.I la etichetta putt**** davanti al figlio? E perché anche i suoi ex, uno di nome Lino ed uno di nome Giampiero, la etichettano putt****?. A dirlo non siamo noi, anzi. Prendiamo le distanze da certi epiteti volgari. Anche il mestiere più antico del mondo va rispettato. Del resto si offre una prestazione. Chi di noi non è andato a putt***? E non è che la putt*** diventa putt*** solo quando decide di stroncare una prestazione o una relazione parallela. Se sai di frequentare una putt***, prima o poi te lo devi aspettare. L’opera diffamatoria è dei vigliacchi. Differenza è se la put*** commette poi un illecito. E noi di questo stiamo parlando, no se la O.E.I si prostituisce con la sorella, con l’amica o con la cugina. Saranno appunto cazzi suoi.

Ma da genitori una domanda ce la poniamo: ma i genitori di questa ragazza chi sono? Può essere che chiunque si aporocci a questa ragazza, prima o poi finisce per chiamarla putt****, anche davanti a loro? Beh, non vorremmo entrare nel personale, ma 4 matrimoni riparatori determinano un forma mentis. Non ce ne vogliano le putt***, fosse per noi, le legalizzeremo come avviene nei Paesi dell’Est. Sono la terza forza economica del Paese.

Goethe diceva che “condividiamo spesso il nostro mondo interiore, con la pretesa che una massa di analfabeti sappia leggerlo”.

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