Tribunali nel panico, avvocati ridotti alla fame, in rivolta: “In cancelleria c’è l’inferno”

By Cricri (per ith24)

La riapertura dei tribunali, non ha consentito, per ovvi motivi, gli assembramenti. Una foto ndr, in parte, lo conferma. La ripartenza non è stata delle migliori. Del resto c’era da aspettarselo.

Il governo centrale è stato talmente distratto, impegnato nella scarcerazione dei boss al 41bis, che si è dimenticato di riorganizzare la giustizia ordinaria.

Code, assembramenti. Gli avvocati sono arrabbiati: stanno tutti a litigare fuori e dentro le cancellerie. Con il timore di essere contagiati.

Il governo dispone e impone, ma nel costrutto, vi sono le eccezioni, non siamo sanzionati come il garzone del bar che, armi in pugno: mascherina, guanti e occhialini, è stato multato per aver portato due caffè alla locale stazione di polizia. Pronti a vigilare, ma non in tribunale. Strano virus questo, chissà, forse con l’eliminazione della prescrizione, teme la direttissima.

Un caos del resto annunciato. Due mesi di stop che hanno tra le altre mandato in tilt le cancellerie non dotate di sistemi da remoto. Altro che Smart working. Tutto è stato rimandato grazie alla sospensione dei termini  interpretato come un periodo di vacanza retribuito per i redditi più consistenti. Gli altri, invece, hanno beneficiato del bonus 600 euro.

In sintesi, se il governo ha precisato che siano le singole autorità giudiziarie a disporre dei protocolli organizzativi, oltre 200 in Italia, bisogna, impegni dei cancellieri permettendo, conoscere qual è la modalità operativa per quel processo o atto da presentare. Addirittura in alcuni tribunali si usano i segnali di fumo. In altri i fax, in altri ancora le Pec. In altri le mail semplici, in altri bisogna prenotare per andare direttamente in cancelleria. Un vero e proprio girone infernale.

Ma la ciliegina sulla torta arriva dalle percentuali, come i poveri il 90% dei processi che non riguardano imputati detenuti sono stati rinviati a dopo l’estate. Con conseguenze devastanti, non solo per i cittadini ma per gli stessi avvocati che non potranno guadagnare nulla sino ad allora e avendo da pagare affitti e spese. Senza contare che sono terminati i fondi per il pagamento delle parcelle del  patrocinio a spese dello Stato. E nonostante questo sia stato più volte denunciato dalle associazioni di categoria al momento non è stato rifinanziato il capitolo di bilancio relativo. Quindi, l’avvocatura in questo modo è stata portata veramente alla fame. Non potendo fare processi, infatti, e non potendo nemmeno ottenere le parcelle che sono maturate da anni del patrocinio a spese dello Stato si trova in seria difficoltà.

Ma non disperiamo, il decreto rilancio Italia annunciato alle 14, è slittato alle 17. Alle 18 non trovavano Conte, forse si. Ah no. Ridiamoci su. Oppure scendiamo in piazza? Le casse dello Stato sono vuote.

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