Si passa ai ricatti. Renzi? Di Battista: “È un accoltellatore. O lui o me”

Rischia di costare carissima al M5S l’apertura a Matteo Renzi “formalizzata” dopo le consultazioni con il Capo dello Stato. Non appena la notizia della caduta dei veti su Italia Viva è rimbalzata sulle cronache politiche, infatti, la spaccatura interna al movimento è emersa in tutta la sua profondità, con Alessandro Di Battista a fare da capofila. “Prendo atto che la linea è cambiata. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie“. Insomma, “o lui o me”, ha tuonato Dibba, mentre altri gli andavano dietro, dando vita a un terremoto.

Sulla sua pagina Facebook, Di Battista ha ricordato che appena poco più di due settimane “i principali esponenti del M5S” adottarono su Renzi una linea che lui condivise, scrivendo un post nel quale sottolineava che “se i renziani dovessero aprire una crisi di governoreale in piena pandemia, nessun esponente del Movimento dovrebbe mai più sedersi a un tavolo, scambiare una parola, o prendere un caffè con questi meschini politicanti“. Oggi, invece, Dibba è costretto a “prendere atto che la linea è cambiata”.

Sulla sua pagina Facebook, Di Battista ha ricordato che appena poco più di due settimane “i principali esponenti del M5S” adottarono su Renzi una linea che lui condivise, scrivendo un post nel quale sottolineava che “se i renziani dovessero aprire una crisi di governoreale in piena pandemia, nessun esponente del Movimento dovrebbe mai più sedersi a un tavolo, scambiare una parola, o prendere un caffè con questi meschini politicanti“. Oggi, invece, Dibba è costretto a “prendere atto che la linea è cambiata”.

“Io non ho cambiato opinione”, ha quindi chiarito, aggiungendo che “tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico”. “Significa rimettersi nelle mani di un ‘accoltellatore’ professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate”, ciascuna delle quali “sarà un veto”. “Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti – ha avvertito Di Battista – arrivederci e grazie“.

Ma quella di Dibba non è stata l’unica voce a ribellarsi a questa nuova capriola dei vertici M5S. “Leggo che siamo più dorotei dei dorotei. Io no! Se diventiamo dorotei io torno a casa“, ha scritto sui suoi social il presidente dell’Antimafia, Nicola Morra, mentre l’ex ministro Barbara Lezzi ha chiesto che la parola vada agli iscritti. “È un repentino cambio di linea al quale, per essere legittimato, deve seguire un voto degli iscritti. I due governi formati dal 2018 hanno visto centrale il voto dei nostri iscritti. Anche in questo caso – ha detto Lezzi – è necessario”. Morra e Lezzi, è bene ricordarlo, sono entrambi al Senato, dove qualsiasi velleità su un Conte Ter è appesa a ogni voto.

Da qui in poi è stata una valanga. “I ‘mai più con Renzi’ durano comunque meno dei miei 15 minuti di notorietà”, ha scritto il deputato Pino Cabras, che in mattinata era finito davanti all’inquisizione dei vertici pentastellati per un’interrogazione sulle consulenze di Matteo Renzi in Arabia Saudita. “Condivido pienamente”, ha scritto su Facebook il deputato M5S Raphael Raduzzi, rilanciando il post di Dibba. E, ancora, il deputato Francesco Forciniti: “Il gioco non vale la candela. Io nel mio piccolo potrei mai dare l’avallo ad un’operazione del genere”. E questo solo nei primi momenti successivi all’annuncio. Resta da capire, ora, se qualche telefonata notturna non riuscirà a convincere i ribelli del fatto che, in fondo, pur di non andare al voto è meglio imbarcare nuovamente Renzi.

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