Setta del “Forteto” al via la commissione di inchiesta . FdI: “Fare subito chiarezza”

Una setta ma soprattutto una bruttissima storia di soprusi e violenze, salita alla ribalta della cronaca anche grazie al lavoro di due giornalisti, Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni. Si tratta della comunità “Il Forteto”. Oggi  le Commissioni riunite, seconda e dodicesima, rispettivamente Giustizia e Affari sociali, hanno votato il mandato al relatore sulla proposta di legge per istituire una Commissione d’inchiesta sui fatti della comunità. Una storia oscura, che si è protratta per decenni, con connivenze sospette, anche di istituzioni locali. “Si tratta di una vicenda che vede minori risultare vittime di soprusi- ha detto Ciro Maschio, Presidente della Commissione Giustizia della Camera- quindi di fatti sui quali va fatta ulteriore chiarezza. Siamo soddisfatti che le commissioni abbiano concluso il lavoro. La proposta di legge va ora in Aula e si auspica che possa essere votata prima della fine di luglio”. Il Pd e il centrosinistra hanno votato no alla istituzione della commissione.

Il 2018 Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni pubblicarono il libro ” Nella setta” edito da Fandango che disvelò tutto quanto accadeva al Forteto. La comunità nasce  nel 1978 nel Mugello, in Toscana, come una congregazione strutturata in forma di cooperativa agricola. Il fondatore  è Luigi Rodolfo Fiesoli, poi conosciuto come il “Profeta”. Sarà lui che per anni guiderà, insieme a Luigi Goffredi, quella che diventerà una psico-setta. E nel Forteto le aberrazioni avvenivano, secondo le deposizioni, anche nei confronti dei disabili: “Ci mettevano di fronte a scene terribili- disse un fuoriuscito- per farci vivere, secondo loro, una sorta di terapia. Ricordo che una delle scene che mi ha spinto a scappare è stata vedere un  disabile psichico costretto a ingerire del mangime per mucche da una ciotola per cani. Vomitò e fu costretto a mangiare il suo vomito. I maltrattamenti servivano per terrorizzare le persone”. Dal libro di Piccinni e Gazzanni sarà tratto a breve un podcast. Ora si spera che possa essere disvelata una verità sottaciuta per tanto tempo, anche se il fondatore è stato condannato con sentenza definitiva il 2019.

Quattordici anni e dieci mesi di condanna da scontare, fine pena nel 2033. Ma dopo meno di tre anni e mezzo passati dietro le sbarre, Rodolfo Fiesoli, 81 anni compiuti lo scorso novembre, non è più in carcere. “Motivi di salute” hanno spinto il tribunale di sorveglianza di Venezia  nello scorso inverno ad accogliere il ricorso dei suoi difensori (gli avvocati Lorenzo Zilletti e Annamaria Alborghetti) e a trasformare la detenzione in cella negli arresti domiciliari. Dopo la scarcerazione  del fondatore della comunità, gli esponenti toscani di FdI avevano duramente protestato invocando l’istituzione della commissione di inchiesta che oggi prende il via. Fiesoli, che nel novembre del 2019 si era costituito, poche ore dopo che la Cassazione aveva trasformato in definitiva l’ultima condanna per abusi della corte d’Appello di Firenze, ha lasciato il carcere di Padova il 28 febbraio.

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