Santanchè: “Mai ricevuto un avviso di garanzia. Su di me solo odio e pratiche schifose”

“Affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia. Ho anche prodotto l’estratto dei carichi pendenti che non contiene note di procedimenti nei miei confronti”. Inizia così la lunga informativa al Senato del ministro Daniela Santanchè, 40 minuti, in merito alla presunta mala-gestione di alcune aziende ( particolare la concessionaria pubblicitaria Visibilia e la società di investimenti Ki Group),  dopo la bufera dell’inchiesta giornalistica di Report amplificata per giorni dalla stampa e dai siti web. Che definisce senza mezzi termini una campagna di vero odio e violenza.

Prima di aver chiarito nei minimi particolari la gestione delle sue aziende e la totale estraneità alle accuse diffuse in questi giorni, Santanchè reagisce con fermezza alla notizia falsa dell’avviso di garanzia pubblicata oggi dal Domani.  “Che afferma con dovizia di particolari che sarei indagata sia pure segretamente. E snocciola informazioni mescolando dati noti e altri oscuri senza indicare le fonti. O questo giornale mente sapendo di mentire o ha informazioni che io non ho e sarebbe gravissimo”.

Il ministro di FdI va al contrattacco e chiede al Senato di intervenire su queste pratiche che definisce “sporche e schifose”. Che oggi toccano a me e domani potrebbero capitare a chiunque altro, dice tra gli applausi. E ancora: “Sono io a dover chiedere risposte dopo aver letto il Domani”, rincara la dose mentre l’opposizione (che di lì a poco presenterà una mozione di sfiducia) rumoreggia nervosa. “È un paese normale quello in cui il giornalista conosce cosa segretate dalla magistratura e ignote all’interessato e ai suoi legali?”.

Il filo rosso dell’informativa istituzionale nell’aula di Palazzo Madama  si gioca tutto sulla difesa del suo onore (e di sui figlio tirato in ballo dalla stampa),  sull’orgoglio di una gestione coraggiosa e rispettosa delle leggi della sue imprese (nel settore della pubblicità, dell’intrattenimento e dell’editoria). E, non ultimo, sul rispetto dovuto al Parlamento.  “Non sono qui per rispondere a trasmissioni politiche o alla stampa. Ma per rispondere alle strumentalizzazioni e alle mistificazioni per difendere il mio onore e quello di mio figlio”.

Santanchè passa in rassegna la sua vicenda imprenditoriale con l’oroglio della self made woman. “Rispondo da imprenditore, perché in questa veste sono stata coinvolta”. Non manca di ringraziare il premier Meloni e i colleghi ministri per il giudizio politico sul suo operato alla guida del ministero del Turismo. “Faccio impresa da quando avevo 25 anni”, esordisce sottolineando di aver iniziato con la sola forza del lavoro “e senza capitali di famiglie”. Ricorda con orgoglio di aver scritto pagine di successo e di aver dato lavoro a tante persone.

“Sono entrata nel settore dell’editoria poco prima che si aprisse la crisi della carta stampata. Chi fa impresa sa bene di cosa parlo, perché anche loro stanno lottando. Da tempo stavo lavorando mettendo in gioco il mio intero patrimonio familiare, e ne sono orgogliosa”, un comportamento da cui, dice, si sarebbe aspettata il plauso e non perfide accuse.

“Ho immesso tutta la liquidità che avevo per estinguere tutti i debiti, a cominciare da quelli fiscali”, dice il ministro che sembra rispondere al titolone di fango del Domani (“Santanchè ministra dei debiti, indagata dai pm e difesa da Meloni”). “Non mi sono mai appropriata di nulla che non mi appartenesse”, scandisce a voce alta. “Non ho mai approfittato delle posizioni apicali delle mie aziende, sfido chiunque a dimostrare il contrario. I pretesi scandali sono il maldestro tentativo di qualcuno di impedire alle aziende di portare a compimento la ristrutturazione in corso”.

Santanchè rivendica in più passaggi di aver fatto legittimamente ricorso agli strumenti messi in campo dai precedenti governi per tutte le imprese. “Essere imprenditore e anche un politico non vuole che gli sia proibito fare ricorso alle leggi vigenti. Non ho avuto favoritismi ma nemmeno ci deve essere un’indebita penalizzazione ad personam”

Poi chiarisce punto per punto le accuse su presunti buchi oscuri nella gestione delle aziende Visibilia e Ki Group. “Non ho mai avuto partecipazione nel settore dell’alimentare biologico, come molti media hanno raccontato. La mia partecipazione in Ki Group non ha mai superato il strong>5%”, tiene a precisare.  Poi smentisce, numeri alla mano, i presunti compensi stratosferici. “Nel triennio 19-20-21 ho incassato una media di 9mila euro l’anno, 27mila lordi in totale”. . Per quanto riguarda invece Visibilia, “non ho più alcuna partecipazione azionaria”, chiarisce. “Sul gruppo che ha fondato ho  agito come qualsiasi imprenditore che vive la crisi endemica del settore. Ho separato le due attività con un veicolo quotato in borsa. Per quello che riguarda il settore dell’editoria ho fatto richiesta a prestiti obbligazionali convertibili, legittimi. Da settimane si insinua che dietro ci sarebbero presenze ignote. Ma di ignoto c’è solo la fonte”.

Solo fango e fuffa. “Restano le notizie di colore, i giudizi sul mio abbigliamento, sulle mie case, sulle mie amicizie, i soprannomi”, dice prima della stoccata finale. “Quello che mi fa sorridere, ci vuole  bel altro per spezzarmi o per cambiare il mio umore, è che le critiche più feroci vengano da molti che in privato hanno tutt’altro atteggiamento con me. E che magari prenotano nei locali che ho fondato”. Un’ultima citazione: “Come diceva mio padre, ottavo figlio di contadini, solo chi ruba nasconde: e io non ho nulla da nascondere”. Ma è una verità – conclude – che coloro che hanno scritto paginate di fango in questi giorni non scriveranno  mai.

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