Salario minimo, la sinistra si schianta sul Cnel: bocciato! Ha ragione la Meloni

La sinistra sbatte sul salario minimo. Oggi l’assemblea del Cnel ha approvato a maggioranza il documento finale sul lavoro povero e salario minimo. Nel documento si valorizza “la via tradizionale” della contrattazione collettiva. Di fatto dunque viene bocciato il piano delle opposizioni con 5s e Pd in prima linea per il salario minimo. Il documento elaborato dalla commissione d’informazione del Cnel è passato in Assemblea con 39 voti a favore e 15 contrari su 54 votanti. I presenti erano 62 quindi 8 consiglieri non hanno espresso il voto. A votare contro Cgil, Uil e Usb. No anche dai 5 consiglieri di nomina presidenziale.

E all’interno del Cnel le rappresentanze sindacali si sarebbero divise. “Si era detto o all’unanimità o nulla, ma questo valeva solo in passato quando il sindacato era unitario. Oggi non lo è, la Cisl crede ancora nella non necessità di una legge, Cgil e Uil non più. Se dunque il sindacato è diviso, anche il Cnel ha dovuto tenere conto di questo”, ha spiegato il presidente del Cnel, Renato Brunetta. “Quando il sindacato era unitario – ha chiarito ancora Brunetta – il Cnel deliberava unanimemente. Quando si è diviso questa cosa è apparsa anche al Cnel. È legittimo che Cgil e Uil abbiano cambiato idea, visto che due tre anni fa Landini tuonava contro il salario minimo per legge, anche Camusso e poi abbiano cambiato idea. Legittimissimo, ma hanno spaccato l’unità sindacale, quella dei lavoratori. Il Cnel non è diviso e i numeri di approvazione lo dice”.

E le opposizioni hanno subito attaccato il Cnel per il verdetto. La risposta è arrivata direttamente dal premier, Giorgia Meloni, con una nota di Palazzo Chigi: “Ringrazio il Presidente Brunetta e tutti i consiglieri del Cnel per il puntuale e celere lavoro svolto. Dall’analisi tecnica ricevuta emerge che il mercato del lavoro italiano rispetta pienamente i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato. La contrattazione collettiva, al netto dei comparti del lavoro agricolo e domestico, copre infatti oltre il 95% dei lavoratori del settore privato”.

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