Riflessioni sul dopo voto, Plutino a ith24: “Dal 2018 perdono tutti i partiti maggiori”

Prof. Marco Plutino, costituzionalista, docente Università di Cassino

By Gaetano Daniele

Professore, anche le elezioni sono passate. Facciamo un rendiconto. Siccome gli esami non finiscono mai, e sono per tutti, partiamo da alcune sue affermazioni di qualche settimana fa e le “testiamo”.

Lei fece una affermazione che, oggi, “a posteriori” incuriosisce. Disse “ricordo De Luca, parlò del partito unico con i Cinque Stelle, non aveva tutti i torti” aggiungendo che il PD non poteva chiudere sia a loro che ai riformisti per non isolarsi. Concluse dicendo: “ne riparliamo dopo le elezioni”.
Appunto. Le elezioni sono passate. Il PD si è isolato, quindi ha straperso. Ora sbanda verso i Cinque Stelle, comprensibilmente.

“Dico la verità: non lo so cosa sarà il PD ma ad oggi sono solo la costola di Conte”.

Non è un po’ esagerato? In fondo sono sotto il 20%.

“Su questo insisto molto, non sono sotto il venti ma sotto il quindici, perché nella loro lista c’erano altri otto soggetti. Quindi sono dietro i Cinque Stelle. Forse ci sarà un “rimbalzo”, ma oggi è così. E i Cinque Stelle sono in palla, i PD depressi e si avviano ad un congresso lungo e incerto che toglierà loro molte energie. Personalmente li ritengo un progetto fallito. E un ingombro per un nuovo centro-sinistra”.

Infatti nel titolo parlavamo di macerie nel centro-sinistra.

“Sì macerie. Con il lumicino di un partito alla prima prova elettorale che prende l’8%. Non è un partito ma mi pare costretto ad esserlo. Parlo di Italia sul Serio, per cui credo che partirà un processo costituente”.

La coerenza, o la incoerenza di Calenda, insomma la scelta di andare da solo – parlammo anche di questo – è stata ripagata?

“Direi di sì, se non fosse che la lista si era proposta obiettivi eccessivi, che non poteva raggiungere, evidentemente. Dobbiamo tenere conto di un dato che nessuno commenta. Dal 2018 perdono tutti i partiti maggiori, PD, Cinque Stelle, Lega, Forza Italia, e i piccoli stanno fermi (+Europa, moderati, etc.). Tutto il risultato delle elezioni sta in un travaso di parecchi milioni di voti a due soggetti: Fratelli d’Italia e Italia sul serio. Il primo passa da 4 al 26% e quindi acquista il 22%. L’altro non c’era e va direttamente all’8%. Un trenta per cento che spiega tutto il resto. In questo contesto Giorgia Meloni ottiene un grande successo, Calenda un discreto risultato”.

Quindi i flussi sono estremamente semplici.

“Abbastanza. Quella di Fratelli d’Italia è una redistribuzione nel centro-destra, sempre forte. Calenda e Renzi nascono da due scissioni del PD e il 40% dei loro due milioni viene da lì, ma per un quarto anche dall’astensione. Non disprezzabile, recuperare mezzo milioni di italiani al voto. Ovviamente in termini assoluti sono processi limitati”.

Però “Italia sul serio” non è stata determinante.

“Oggi sappiamo che difficilmente poteva esserlo. Andare sopra il 10 e anche oltre forse era chiedere troppo. La sua offerta antipopulista. Il carattere popolare non è emerso, ma è emerso un carattere, interessante, attrattivo verso ceti e luoghi innovativi: voto di giovani, urbano, grande successo a Milano. Un punto di inizio se diventa un processo a vasi comunicanti, ma ci vuole ben altro. Un modello emancipatorio”.

La destra stravince

“Ritengo che la destra avrebbe vinto e avuto la maggioranza in entrambe le camere in ogni caso. Non seguo certi ragionamenti. Le somme aritmetiche nel centro-sinistra non funzionano. Determinano dei travasi interni e, nei Cinque Stelle, forse determinano anche una fuga verso destra. Doveva andare così”

Un’altra lettura dei dati è che hanno vinto gli anti-Draghi.

“Con l’eccezione – limitata – di “Italia sul serio”, è nettissimo che sia così. Credo che in futuro non vedremo più facilmente combinazioni parlamentari e pure governi guidati da non politici che pure si sono rivelati determinanti. I partiti hanno capito che questa “responsabilità” si paga. Il tema è: si tornerà più spesso a votare, ma la politica sarà capace? Capace ad esempio di fare quello che ha fatto Draghi? Oppure di sciogliere nodi come le pensioni come ha fece Monti? Quindi la lezione per la politica c’è ma che sarà in grado delle sfide è tutto da vedere. Anzi per quel che si vede, direi di no”.

A questo proposito lei disse che l’astensionismo sarebbe cresciuto “in modo importante” nonostante la variegata offerta politica. E affermò che dei tre due quello tra Pd e FdI e tra Lega e Cinque Stelle apparivano segnati, mentre quello tra Terzo Polo e Forza Italia incerto. A proposito dei numerosi ingressi di ceto politico verso la lista di Calenda lei opponeva il modello dei Cinque Stelle basato sul progetto.

“Confermo. “Italia sul serio” deve puntare sul progetto, non sul ceto politico. Con una nuova classe dirigente. E il successo di Conte è un successo di cattiveria, che mette l’identità davanti ad ogni valutazione. Calenda è rimasto a metà. In Campania c’era lo stato maggiore di Forza Italia campana candidato, per non dire di Mariastella Gelmini. Ma che messaggio si dà. Oltretutto è chiaro che non hanno portato un voto. Invece le persone hanno votato Conte, Conte, Conte, Conte, anche questa volta senza sapere neanche quali fossero i cinque stelle candidati. E ora rappresenta in buona parte il Sud, ed è egemone a Napoli, dove supera il 40%.
Gli elettori non sono stupidi, distinguono tra politiche e amministrative. Nelle seconde i cinque stelle non sono seriamente presi in considerazione”.

Effetto reddito di cittadinanza.

“Certamente. Perché non l’hanno fatto gli altri? E’ fatto male? Perché non hanno fatto qualcosa di meglio gli altri in tempo, adeguatamente finanziata? Renzi indovinò molte cose, ma i soldi erano pochi. Loro ce li hanno messi. Gli elettori ringraziano. Altro che voto di scambio. Semmai è clientelismo. E le distorsioni le conosciamo, ma le fanno tutti. Distorsioni sono state volute nel sistema fiscale, fatto che non c’è l’Imu per la prima casa, negli 80-100 euro. Sono dovunque. Certo questa non è una politica orientata dagli interessi nazionali, ma è la politica italiana”.

Ora la destra tornerà a farlo sulle tasse.

“Il loro capolavoro è fasi votare dai meno abbienti, che non tutelano. L’inizio di Giorgia Meloni è eccezionalmente prudente: tarpa i festeggiamenti, manda i colonnelli davanti ai microfoni, intanto studia e stringe un patto con Draghi, che probabilmente porterà quest’ultimo verso un grande incarico internazionale o verso il Quirinale. Però la destra farà sentire negativamente la sua voce sulla cultura delle regole, con i condoni, e su un fisco regressivo. E anche sui diritti, se si sentirà forte. Sui conti pubblici, invece, sanno che non possono sbagliare perché il baratro è dietro l’angolo. Per una volta si mettessero alla prova seriamente, cosa che manca dal 2008. Dopo quella data al governo ci sono state qui Forza Italia e la Lega, sempre a metà. La destra intera mai. Prego”.

Rinviamo ad altre occasioni una chiacchierata più attenta sulla Campania. Mi dica solo De Luca come ne esce.

“Mah. I suoi candidati hanno risultati molto variabili, alcuni hanno anche avuto buoni risultati, ovviamente nell’ambito di una grande sconfitta, che porta il Pd a perdere tutti i collegi. Alla fine a De Luca stava a cuore solo l’elezione del figlio. I deluchiani sparsi nelle altre liste hanno fatto poco o nulla, per non disturbare il capo. Il PD in regione è addirittura sottomedia, in sostanza sempre alle percentuali che ha a Napoli da un decennio, poco sopra il 10%. La Campania è un blob: non c’è più la destra che c’era, non c’è più il centro, non c’è più il Pd. E “non sta tanto bene” neanche De Luca, che però tra le macerie nazionali potrebbe tentare un’operazione sul Nazareno”.

Pubblicato da edizioni24

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