Reggio Calabria: Il colonnello del Ruolo d’Onore Carlo Calcagni insignito del premio ‘Guerrieri’

“Mai arrendersi. Mai smettere di sognare”. Coraggio, onestà, amore per la vita. Virtù che caratterizzano il colonnello, Carlo Calcagni che ieri sera, sabato 14 maggio, ha ricevuto al Teatro ‘Cilea’ di Reggio Calabria il premio ‘Guerrieri’, dedicato a coloro che contribuiscono, ogni giorno, ad affermare la legalità, la cultura, l’educazione alla vita vera.

L’ufficiale, atleta paralimpico, reduce da tre medaglie d’oro agli ‘Invictus Games’ è stato protagonista di un grande evento al cine teatro ‘Il Metropolitano’ della città dello stretto, dove ha presentato il suo docu-film “Io sono il Colonnello”.

Secondo i promotori dell’ambito riconoscimento, il Gran Maestro della Pietà del Pellicano, Nino Aloi, e Piromalli di Officina dell’arte “il guerriero è colui che si sacrifica per il prossimo, quell’uomo o quella donna che si batte per l’affermazione del bene comune. Il colonnello Calcagni – hanno affermato –  è un pregiato esempio e punto di riferimento per le nuove generazioni. In lui trovi il coraggio, l’onore, la dignità, l’umiltà, la determinazione, il carattere, la disponibilità verso gli altri e averlo scelto come primo tra i  “Guerrieri” gratifica quel percorso di crescita sul quale abbiamo e continuiamo ad investire”.

Incontrare un eroe è un’esperienza che rimane dentro. “L’eccezionalità del colonnello Calcagni – ha asserito il Gran Maestro della “La pietà del Pellicano”, Nino Aloi – sta nel suo spessore profondamente umano. Il suo coraggio, la sua dignità, la forza che riesce a mostrare in tutto ciò che fa, te li senti dentro. Carlo è un uomo, un ufficiale, uno sportivo che ha dato tanto al suo Paese e non solo.

Improvvisamente, la sua vita è cambiata. Nel 2002, a seguito di accertamenti medici, scopre di essere gravemente malato. Nel suo corpo vengono riscontrate tracce di 28 tipi di metalli pesanti tra cui due radioattivi, cesio e uranio, probabilmente inalate durante la sua missione in Bosnia.

Per Carlo, inizia, così, una nuova battaglia tra ospedali, terapie invasive, interventi, cure che occupano la quasi totalità delle sue giornate. Lui, però, non si arrende. Sale sulla bicicletta e inizia una nuova sfida, raggiungendo grandi risultati nel settore paralimpico”.

‘Mai arrendersi’ è il motto del colonnello Calcagni.  “Questo riconoscimento – continua Aloi – non è altro che un sentito ringraziamento della comunità che ha bisogno di uomini coraggiosi, onesti, pronti a tirar fuori qualcosa di positivo anche dal male ma, soprattutto, uomini che amano questa vita e che, nonostante le difficoltà, continuano ancora a sognare”.

Su questo eccezionale riconoscimento, ad ith24 interviene proprio il colonnello del Ruolo d’Onore Carlo Calcagni, che nota:

“Pedalo cercando si staccare dalla ruota la morte. Nonostante la gravissima condizione clinica, riesco a farlo con naturalezza, perché è la mia passione, da sempre, che oggi mi tiene in vita e mi fa vivere bene, contrastando le patologie multiorgano ed una malattia neurodegenerativa, cronica, progressiva ed irreversibile, che, ogni giorno, mi toglie qualcosa. Molti mi chiedono dove io riesca a trovare la forza per sopportare tanta sofferenza?! La malattia fa parte della mia vita e l’ho accettata grazie alla fede – continua il Colonnello del Ruolo d’Onore, pilota e istruttore di volo dell’Esercito Italiano -. Ho continuato a fare il mio dovere anche quando sono stato riformato con il 100% di invalidità permanente, dipendente da causa e fatti di servizio, ho lottato dal primo giorno di malattia per dimostrare la verità, dopo aver scoperto che i vertici del Ministero della Difesa non hanno informato noi militari dei rischi per la salute nell’ambiente Balcanico, contaminato dai bombardamenti dei mostri alleati. Ho dovuto lottare per 17 anni prima di scoprire una terribile fantasia: un documento che nel 2007 fu erroneamente compilato, dal Ministero della Difesa che aveva dichiarato che il sottoscritto non aveva svolto alcuna attività di volo nei Balcani! Sono un militare e sono anche: un cittadino italiano, un padre, uno sportivo, un Uomo che si fa in quattro per gli altri, specialmente per i più deboli, indifesi e lasciati soli, impegnato attivamente nel sociale e voglio rendermi utile attraverso l’esempio, perché soltanto con l’esempio possiamo essere credibili ed educare i nostri figli. Dedico questo premio:
ai miei colleghi che hanno servito la Patria e non ci sono più…
a tutti coloro che, nell’adempimento del dovere, come me, hanno riportato danni permanenti…
alle famiglie di tutti noi…
ed a tutti coloro che lottano e non si fermano mai. Un contaminato è un condannato a morte, io sono stato contaminato da metalli pesanti, ma vorrei contaminare tutti della mia forza e del mio coraggio. Infine mi rivolgo ai ragazzi e li eaorto a non abbattersi… di credere sempre in se stessi… perché tutto è possibile se ci credi veramente”.

Pubblicato da edizioni24

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