Prof licenziata: era stata assente 20 anni su 24. “Racconterò la verità, ma ora sono al mare…” E tutti giù per terra dalle risate….

La professoressa di Storia e Filosofia si era assentata per 20 anni su 24 anni di servizio alla scuola secondaria, anche per effetto di un contenzioso giudiziario in atto, inanellando solo quattro anni di fila in una classe. Anni che peraltro erano stati caratterizzati dalle proteste degli studenti che avevano denunciato la sua “impreparazione” e la strana gestione dei voti e delle interrogazioni. Dopo l’ispezione ministeriale era arrivata la decisione: la professoressa era stata dichiarata “incompatibile con l’insegnamento” così come le sue modalità di fare lezione. Ora la Cassazione ha confermato la destituzione per questa docente bollata di “inettitudine permanente e assoluta”.

“La libertà di insegnamento in ambito scolastico – sottolinea la Cassazione che ha respinto il ricorso della professoressa contro il ministero – è intesa come autonomia didattica diretta e funzionale a una piena formazione della personalità degli alunni, titolari di un vero e proprio diritto allo studio“. “Non è dunque libertà fine a se stessa, ma il suo esercizio – prosegue il verdetto 17897 della Sezione Lavoro – attraverso l’autonomia didattica del singolo insegnante, costituisce il modo per garantire il diritto allo studio di ogni alunno e, in ultima analisi, la piena formazione della personalità dei discenti”.

Ad avviso degli ‘ermellini’, dunque, il concetto di libertà didattica “comprende certo una autonomia nella scelta di metodi appropriati di insegnamento” ma questo “non significa che l’insegnante possa non attuare alcun metodo o che possa non organizzare e non strutturare le lezioni”. Sulla vicenda anche il ministro Valditara  ha promesso la massima vigilanza affinché episodi del genere non si verifichino più.

La prof aveva utilizzato le foto del libro di testo che servivano per fare la verifica in un’altra classe. Mentre interrogava, capitava che si mettesse a parlare con uno studente diverso da quello che doveva rispondere. Altra accusa formulata dal Miur anche la “scarsa cura delle lezioni”, poiché, tra l’altro, “non aveva il libro di testo che prendeva in prestito temporaneo dagli alunni”. In più, erano state accertate pure “le gravi imprecisioni nel redigere i programmi finali delle classi quarte (ad esempio, programma e numero di ore diversi da quelli effettivamente dedicati alle spiegazioni, argomento su Hegel in realtà mai trattato in classe)”. A questo si aggiungeva la valutazione delle assenze da scuola: 20 anni sui 24 di insegnamento.

Cinzia P. D. L. 56 anni, insegnante di Storia e filosofia originaria di Reggio Calabria, però, si difende: «Non esistono versioni di una sentenza di Cassazione. Sono importanti atti e documenti, non il mio pensiero. Sono una giornalista e gestirò personalmente l’aspetto mediatico della vicenda – spiega ai giornali – ovviamente sono disponibile a trasmettere ai colleghi che me lo chiederanno atti e documenti utili a ricostruire la verità dei fatti di questa vicenda assolutamente unica e surreale. Scusate, ma ora sono al mare…».

De Lio era arrivata nel liceo veneziano una decina di anni fa. Ma già allora i rapporti tesi con gli studenti, sfociati in una prima causa giudiziaria, avevano portato al suo allontanamento dalla scuola. Vi sarebbe tornata nel 2018.

Pubblicato da edizioni24

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