“Patetici e ridicoli”. Il filosofo Cacciari a valanga contro la retorica della sinistra sul salario minimo

Quella della sinistra sul salario minimo è pura retorica. Al di là del merito della questione, c’è un punto politico che non può sfuggire: Partito democratico e Movimento 5 Stelle ora battono i pugni e si stracciano le vesti a favore della legge, ma in passato hanno guidato il Paese e per quale motivo non l’hanno messa nero su bianco loro? Eppure ne hanno avuto la possibilità. Lo slogan è indubbiamente efficace, ma dietro il nome da spot si nascondono insidie e pericoli. C’è infatti anche la sostanza delle cose che, secondo Massimo Cacciari, non va affatto trascurata.

Il filosofo, intervistato nel corso dell’ultima puntata di In Onda su La7, ha bocciato senza appello la proposta avanzata dalle opposizioni relativa all’introduzione del salario minimo. Una netta posizione contraria assunta e rivendicata senza ricorrere a mezzi termini, ma andando dritto al punto e sferzando in maniera precisa: “L’idea che la politica dei governi possa stabilire i livelli salariali è ridicola, patetica”.

Cacciari ha posto l’attenzione sul fatto che i livelli salariali sono stati stabiliti sulla base di contrattazioni tra organizzazioni dei lavoratori e datori di lavoro. “Laddove le organizzazioni sindacali e le rappresentanze dei lavoratori sono ridotte come sono ridotte attualmente, come si vuole stabilire un salario minimo?”, si è domandato. Inoltre ha sottolineato che i contratti nazionali hanno un valore puramente orientativo, aggiungendo che “tutto viene regolato a livello di rapporti di forza che da decenni sono squilibrati a favore del datore di lavoro”. Infine non è tardata ad arrivare l’ultima bordata sulla misura per cui ora certi partiti si stanno spendendo: “Di cosa stiamo parlando? I governi possono metterci una pezzetta minima”.

La linea di Cacciari è eloquente, così come è altrettanto chiara l’incoerenza della sinistra: per anni è stata al governo, non ha fatto una legge sul salario minimo e ora – magicamente – con grande veemenza pretende che il governo agisca in tal senso. Il fronte rosso è in tilt e dimentica un elemento importante: il salario minimo non è presente nel programma del centrodestra che il 25 settembre 2022 è stato premiato alle urne. Comunque l’esecutivo riconosce senza alcun dubbio il problema degli stipendi bassi, motivo per cui ha deciso di promuovere un confronto con le opposizioni su questo fronte.

Oggi pomeriggio il presidente Giorgia Meloni riceverà a Palazzo Chigi i leader dei partiti delle opposizioni (tranne Italia Viva) che hanno firmato la proposta di legge sul salario minimo. Le differenze tra le parti restano forti e nessuno scommette su un accordo nelle prossime ore, ma per il governo è un primo passo importante per tentare di trovare una convergenza (anche se parziale). Dal suo canto il centrodestra ha dato importanti dimostrazioni di aprire al dialogo, prima non votando lemendamento che prevedeva l’intera soppressione e poi approvando la questione sospensiva per avere il tempo necessario per promuovere un confronto istituzionale costruttivo.

L’esecutivo ritiene che il salario minimo ppssa rivelarsi un boomerang spingendo verso il basso i salari e facendo aumentare il sommerso. Due visioni opposte, quelle di maggioranza e opposizioni, che si scontreranno a Palazzo Chigi. Come scritto dal Corriere della Sera, il centrosinistra aspetta l’appuntamento di oggi “con scetticismo crescente”. In realtà Meloni vuole garantire un dialogo serio, ascoltando le proposte delle opposizioni per cercare un possibile terreno comune sul fronte dei salari bassi. Ovviamente sperando che la sinistra non si faccia prendere dal solito furore ideologico e pregiudiziale.

Pubblicato da edizioni24

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