Oscar 2023, “Everything everywhere…” fa il pieno: 7 statuette 

Com’era facilmente prevedibile già all’alba della cerimonia di consegna dei premi, l’Oscar come Miglior Film va a Everything Everywhere All At Once. Diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert, con lo pseudonimo di Daniels, la pellicola offre allo spettatore una storia che indaga sul Multiverso. Al centro del racconto, infatti, c’è una donna che mentre è alle prese con la sua vita che cade a pezzi e che non è più in grado di soddisfarla, si trova al centro di una lotta tra realtà parallele per salvare non solo l’umanità, ma soprattutto la persona che ama di più, sua figlia (Stephanie Hsu). La vittoria di Everywhing Everywhere All at Once era già stata ampiamente “spoilerata” anche dal fatto che la pellicola fantasy ha battuto qualsiasi record sul numero dei premi ottenuti, scavalcando il record finora ottenuto da Il signore degli Anelli – Il Ritorno del Re.

Il successo di Everything Everywhere All at Once – passato in sordina al primo passaggio in sala, ma poi riproposto dopo la diffusione delle nomination – è tale da aver portato alla vincita anche di altri sei premi, come ad esempio l’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista a Ke Huy Quan e quello alla Miglior Regia. Il film, alla fine di una delle cerimonie più prevedibili e noiose della storia dell’Academy, si è portato a casa ben sette statuette, registrando un altro record. Si tratta dell’unico film ad aver vinto sei Premi Oscar nelle categorie principali (Miglior Attore Non Protagonista, Miglior Attrice Non Protagonista, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura e Miglior Film).

Un vero e proprio trionfo che, tuttavia, dimostra quanto gli Academy Awards siano ancora in qualche modo trincerati dietro le sbarre del politicamente corretto. Perché, a dispetto degli evidenti pregi del film, sono altrettanto palesi i limiti di un film furbo, in cui l’intento dei registi non sembrava tanto quello di raccontare una storia, ma di riempire delle “caselle” per far sì che nessuno rimanesse scontento. È un film sulla famiglia e il coraggio, ma anche sull’inclusione e sulla capacità di accettare le differenze di ognuno, soprattutto di quelli a noi più vicini. Ma tutto questo è stato reso con un ricorso al trash e alla superficialità che sottolinea che gli Oscar sono sempre meno premi al merito e sempre più premi politici che dimostrano le tante contraddizioni dell’industria hollywoodiana. Piccola curiosità a parte: la vittoria del film è stata annunciata da Harrison Ford che, in questo modo, ha potuto riabbracciare Ke Hui Quan, con il quale aveva lavorato in Indiana Jones.

Pubblicato da edizioni24

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