“Non vendo il nuovo libro della Meloni”: la libraia Laterza fa il bis. La censura a sinistra è di tendenza come no ai cani e agli ebrei?

Ci risiamo, poi si lamentano se uno dice che la sinistra vuole arrogarsi i diritto di censurare le idee. Torna in auge la libraia che si rifiutò di vendere il libro della Meloni “Io sono Giorgia”. Ebbene, Alessandra Laterza, dichiaratamente di sinistra, proprietaria della libreria “Le Torri” nel quartiere romano di Tor Bella Monaca, fa il bis. E con un nuovo annuncio sui social, ha dichiarato che non venderà neppure il nuovo libro della premier: La versione di Giorgia scritto da Alessandro Sallusti, che uscirà il 12 settembre. Nel 2021  aveva rivendicato così il gesto:«So scelte, mejo pane e cipolla, che alimentare questo tipo di editoria». Di nuovo sotto i riflettori, subito la Stampa l’ha intervistata per farne un’eroina perseguitata e intimidita. C’è una strana idea di censura che si fa strada in questa estate folle. Ed è tutta “appannaggio” della sinistra. All’epoca il mainstgream dominante “coccoloòò” e difese la facoltà di cernita delle opere da mettere in vetrina.

La libraia Alessandra Laterza ha comunicato di avere fatto un lungo giro di “consultazioni” prima di prendere l’ epocale decisione di non vendere il nuovo libro del premier: “Ho pensato molto, ho parlato con mia figlia, con il mio compagno, con la mia famiglia Queer: ho scritto nelle chat politiche e ho ascoltato le mie famose mamme della libreria – si legge sulla sua pagina Fb-. Alla fine ho deciso che la disobbedienza merita coerenza, e così oggi21 agosto, giorno di riapertura dopo la pausa estiva, vi comunico che la Libreria Le Torri non venderà il nuovo libro su Giorgia Meloni scritto da Alessandro Sallusti dal titolo “La versione di Giorgia” edito dalla Rizzoli”. Si sente una seguace di Michela Murgia, quando parla di “disobbedienza”.

“Disobbedire, urlando con gentilezza l’insegnamento di Michela Murgia. Io sono una libraia indipendente e questo libro non lo vendo”. Alla base del nuovo gesto, la volontà di raccolgiere il testimone della scrittrice appena scomparsa,  che aveva presentato alcuni suoi testi nella libreria della libraia romana. «Il suo primo insegnamento è stato “Disobbedite”. Da qui l’idea di provare in qualche modo a portare avanti il suo lascito, nonostante gli eventi tristi, l’odio on line, e tutto ciò che è derivato dalla mia prima scelta. Nonostante l’ansia e le paure che ne sono seguite». Sulla versione online della Stampa le si fa notare che avrebbe potuto comunicare ai potenziali clienti che il libro di Meloni non era disponibile: perché invece ha reso questa decisione pubblica sui social media? Risposta: «Murgia ci ha insegnato a disobbedire, urlando con gentilezza. Dirlo è promuovere un pensiero femminista. Se non ci esponiamo, semplicemente non esistiamo».il pd ne farà nuovamente la sua icona.

Non è censura questa? Qui la libraia mena il can per l’aia: «La censura è applicata dallo Stato, dal governo, in un contesto di dittatura. Un libro è censurato quando non puoi averlo in alcun modo. Tuttavia, se qualcuno vuole ordinare il libro della premier su Amazon o in una catena di libreria, può farlo e riceverlo in poche ore».  In realtà, di censura si tratta. Cosa la turba così tanto di Giorgia Meloni?  «Non ho nulla conto di lei a livello personale. Il problema è la “sua versione”, come recita il titolo del libro: cioè come immagina l’Italia nei prossimi dieci o vent’anni». E naturalmente ecco materializzarsi il fantasma del “fascismo”. La libraia ne è sicurissima: «Le politiche attuate rappresentano una stretta sulla libertà individuale e, in tal modo, evocano riflessi del fascismo. Il fascismo si intravede nel limitare la sfera della libertà personale».

Pubblicato da edizioni24

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