Nessuna traccia della piccola Kata, cercata in cunicoli e vani dell’ex hotel. Ma in un cassonetto spunta un cellulare…

Dopo i sopralluoghi, le perquisizioni e lo sgombero, oggi all’ex Hotel Astor è stato il giorno della maxi ispezione che ha rivoltato come un calzino l’intero edificio a caccia di indizi, prove, anche del minimo segnale della piccola Kata. Ma di lei, della bimba scomparsa sabato scorso da quel coacervo di vite e intrecci criminali, non c’è traccia. Con un vasto dispiegamento di uomini e mezzi, i carabinieri del Ros, del Sis e dei Gis hanno fatto oggi, per sette ore – dalle 9 alle 16 – una maxi perquisizione della struttura di Via Maragliano, (nella zona nord di Firenze), che ieri è stata completamente sgomberata (gli occupanti abusivi erano oltre 130, di cui circa 50 bambini).

I militari dei gruppi specializzati dell’Arma sono andati alla ricerca di ogni possibile elemento riconducibile alla bambina di 5 anni di origine peruviana, che sembra essere svanita nel nulla dal cortile dell’ex albergo ormai dal primo pomeriggio di sabato 10 giugno. Le ultime immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza mostrano Kata, come i familiari chiamano la piccola sparita, intorno alle 15.01-15.15 uscire e rientrare da sola nell’edificio. Poi, su di lei è calato il mistero di una sparizione di cui adesso, però, gli inquirenti sembrano aver individuato il movente.

Un movente che, a detta di chi indaga, sarebbe legato a fil doppio a un caso di tentato omicidio avvenuto nello stesso posto. Per gli inquirenti al lavoro sul giallo della scomparsa della bambina, Mia Kataleya Chicllo Alvarez sarebbe stata portata via per vendetta. Due settimane prima della sparizione della bimba, nello stesso albergo occupato l’ecuadoregno Medina Pelaez è stato spinto giù da una finestra del terzo piano. L’uomo, dopo un volo di otto metri, si è miracolosamente salvato. Per chi indaga, allora, quello sarebbe il segnale inequivocabile di una faida in corso tra due gruppi di sudamericani che gestivano il racket delle occupazioni nel palazzo, e di altri traffici loschi. E a pagarne il conto potrebbe essere stata Kata…

Kata, che si cerca disperatamente con tutte le forze e con ogni mezzo da 8 giorni ormai. Sono state effettuate ispezioni – anche attraverso apparecchiature tecnologiche specifiche (sonde, telecamere e droni) – che hanno permesso di verificare il contenuto di vani angusti. Intercapedini. Controsoffitti. Cunicoli. E ancora di tubazioni, pozzetti e di un sottotetto, anche normalmente non accessibili dell’Astor, spiegano gli investigatori. Tutto «alla ricerca di elementi utili alle indagini». Non solo. In alcuni ambienti dell’ex albergo sono continuate «le attività di sopralluogo e repertamento delle fonti di prova», hanno precisato gli investigatori.

I carabinieri sono entrati nelle tante camere in uso agli occupanti – non solo quella dove abitava Kathrine Alvarez, la mamma di Kata, e il fratellino – e sono stati sequestrati vari oggetti. Così, tra i rilievi che potrebbero rivelarsi significativi, è spuntato dall’interno di un cassonetto un telefono cellulare che sarà oggetto di successivi approfondimenti investigativi. La maxi ispezione, a cui hanno partecipato specialisti esperti nell’uso di apparati tecnici ad alta tecnologia, anche adatti a individuare intercapedini o cavità nelle mura, non ha accantonato nessuna ipotesi. Compresa quella che la bambina possa essere rimasta all’interno dell’edificio.

Pubblicato da edizioni24

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