Mosca non lascia dubbi ad interpretazioni: il nostro obiettivo è il Donbass. Ma Zelensky replica: non cederemo territori e sovranità alla Russia

Il conflitto russo-ucraino al suo trentesimo giorno e a ridosso del vertice Nato chiarisce le posizioni in campo. Dopo diverse, infruttuose, tornate di negoziati, una cosa è chiara: Zelensky, che inizialmente, agli albori dell’invasione russa, sio era in qualche modo disponibile a trattare sul Donbass, ora si arrocca sul no deciso e, dopo aver dichiarato di essere «deluso dal vertice Nato», ribadisce che «l’Ucraina non cederà i suoi territori alla Russia». Di contro il Cremlino ufficializza che ha come obiettivo il Donbass e chiarisce: «Nessun progresso nei negoziati su nodi politici». Tutto, mentre il Wsj rilancia: «Biden apre all’uso di armi nucleari in circostanze estreme». E con l’Onu che fa sapere che: il bilancio delle vittime civili ha sfiorato quota mille.

In tutto questo, mentre i superiori confermano ai soldati che quella che per Putin doveva essere una «operazione militare lampo», dovrà finire entro il 9 maggio. Con la parata militare nella Piazza Rossa, in occasione della ricorrenza del 77mo anniversario della vittoria sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale. Evidente la distanza siderale tra i due protagonisti in campo. Con il generale Sergei Rudskoy, citato dall’agenzia di stampa Interfax, dopo un mese di combattimenti nella guerra tra Russia e Ucraina, dichiara: «Gli obiettivi principali della prima fase dell’operazione sono, in generale, stati raggiunti. Il potenziale di combattimento delle forze armate ucraine è stato considerevolmente ridotto. Questo rende possibile concentrarsi sugli sforzi cruciali per raggiungere l’obiettivo principale: vale a dire la liberazione del Donbass». Mentre Zelensky, attraverso il capo dell’ufficio della presidenza, Andriy Yermak, fa sapere che «l’Ucraina non cederà nessuno dei suoi territori e nessuna sovranità alla Russia».

E non è ancora tutto. In una sorta di aggiornamento del piano bellico, il generale russo annuncia che «Unità delle milizie della Repubblica popolare di Luhanskhanno liberato il 93 per cento del territorio della regione». Che «ora si combatte nelle vicinanze di Severodonetsk e Lysychansk». E che «le milizie della Repubblica popolare di Donetsk hanno il controllo del 54 per cento del territorio». Mentre «la liberazione della città di Mariupol prosegue», ha aggiunto il generale, sottolineando che «unità delle forze armate della Federazione russa, insieme alle milizie delle Repubbliche, stanno portando avanti una offensiva per liberare tutte le zone abitate a ovest di Donetsk».

Non solo. Il generale, che per la prima volta ha citato l’obiettivo delle forze russe in Ucraina, ha voluto precisare che «non è (ancora, ndr) escluso completamente l’attacco delle città ucraine che sono sotto assedio dei russi». Anche se, ribadisce, «le nostre forze e i nostri equipaggiamenti si concentreranno sull’elemento importante: la completa liberazione del Donbass, a tempo debito, in seguito al raggiungimento di una serie di obiettivi da parte di unità specifiche».

Una dichiarazione che arriva a un mese dall’inizio delle ostilità in un briefing in cui, tra le altre cose, Rudskoy ha assicurato che «inizialmente non intendevamo attaccare le città, per evitare distruzione e minimizzare le perdite fra militari e civili». Confermando invece di fatto il cambiamento degli obiettivi di Mosca dopo che le perdite hanno superato una certa soglia. (La versione ufficiale che ha reso noto oggi parla di 1.351 militari uccisi e 3.825 feriti a fronte degli oltre 16.000 soldati caduti in guerra denunciati da Kiev).

«Avevamo due opzioni. La prima era quella di limitare le azioni solo al territorio delle Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk, entro i confini amministrativi delle regioni. In questo caso però, gli ucraini avrebbero potuto continuamente rifornire le loro forze. Quindi, è stata scelta la seconda opzione, che contempla azioni sull’intero territorio dell’Ucraina, con interventi per la sua demilitarizzazione».

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