Migranti, l’Onu da ragione al governo: le norme alle Ong dimezzano i morti in mare. Ecco perché

Migranti, mentre la Sea Eye annuncia l’arrivo in ritardo al porto di Napoli, causa maltempo, la logica politica del governo sul fronte dell’perato delle Ong sovverte la casistica matematica. E, soprattutto, smonta piagnisteo delle associazioni e narrazione buonista. Ribaltando i dettami dell’ovvio. Pertanto, chi si aspettava più morti in mare con meno navi umanitarie in perlustrazione, oggi si deve arrendere all’esatto opposto. Ad asseverarlo, sono i dati dell’Onu. Dati che attestano con veemenza che: da ottobre a gennaio – ovvero dalla vittoria del centrodestra alle elezioni politiche – le vittime in mare sono state 285. Nello stesso periodo dello scorso anno, con il governo Draghi-Lamorgese, i deceduti furono 546. Un dato che, fermo restando la sua drammaticità, ha dimezzato la portata di una tragedia in corso da anni.

Un fatto che la statistica e i riscontri politici affermano con forza. E che dimostra inequivocabilmente che è l’azione delle nostre autorità che fa la differenza. Dunque, non certo la strategia di associazioni che alimentano le polemiche pretestuose. Come propagandano imprescindibilità e liceità dei loro interventi. Un dato non a caso confermato anche dal cambio di rotta dei partner europei sul fronte dell’immigrazione clandestina. Oltre che confortato da un’altra cartina di tornasole: da quando l’esecutivo ha varato una politica tesa a disciplinare le scorribande delle imbarcazioni delle Ong, la flotta delle organizzazioni ha iniziato a battere in ritirata.

Dunque, come scrive Libero in un ampio servizio sull’edizione in edicola oggi, «sembra che il governo, spesso accusato di far politica “sulla pelle dei migranti”, sia in realtà molto abile a salvargliela… la pelle. Molto più di chi l’ha preceduto. E con molte meno navi Ong in circolazione». Il giro di vite applicato da quando Giorgia Meloni si è insediata a Palazzo Chigi. E Matteo Piantedosi al Viminale, al di là delle polemiche pretestuose degli attivisti. O delle recriminazioni politiche dei teorici del buonismo – che alla prova dell’accoglienza fattiva richiesta alle amministrazioni a guida dem hanno cominciato a storcere il naso e a contestare criteri e canoni dei protocolli – trova riscontro nei numeri.

Allora i numeri parlano chiaro. Secondo dati forniti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, agenzia Onu che si occupa, tra le altre cose, di tracciare tutti i movimenti e i naufragi che avvengono nei mari di tutto il mondo, ci dicono – e Libero lo riporta – che «da ottobre a gennaio». Ovvero dall’insediamento del governo di centrodestra a seguito della vittoria alle politiche, «sono stati 285 i deceduti e i dispersi nelle acque del canale di Sicilia. Nello stesso periodo dell’anno precedente erano stati 546. Quasi il doppio delle vittime con Draghi-Lamorgese e il governo di larghe intese».

E ancora. «Quest’anno il numero di migranti sbarcati in Italia grazie al “passaggio” di Ocean VikingSea Watch e compagnia si è quasi dimezzato rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ossia: da quasi mille del gennaio 2022, si è passati a meno di 500 di quest’anno. Al contrario, il numero di partenze dalla Libia ha continuato ad aumentare: erano 3.035 lo scorso anno al 31 gennaio. Sono stati 4.959 nel 2023». Del resto, sottolinea sempre il quotidiano fondato da Feltri, al netto degli “irriducibili”, «dei dodici equipaggi in attività negli ultimi anni, solo un paio continuano a essere in piena attività».

Una rilevazione che ci dice ancora un’altra cosa. E cioè che «anche nel mese di gennaio, quello che ha visto la sostanziale resa delle Ong, la tendenza è stata pienamente confermata: 55 morti, contro i 119 dello stesso mese del 2022». Insomma, i costi – sia economici che in termini di libertà di movimento – imposti dai provvedimenti ad hoc dell’esecutivo in carica, che ha disposto l’assegnazione anche di porti anche molto lontani dagli stremati punti d’approdo siciliani, hanno indotto i seguaci del credo Ong e i proseliti della Rackete a più miti pretese. E non solo.

Infine, con un Paese che ha affermato con fermezza e chiarezza di voler tornare ad avere il controllo dei propri confini, senza interferenze di associazioni di volontari. E deciso a smontare il traffico degli scafisti che organizzano le partenze dall’Africa, analisti e indagini statistiche hanno appurato che i governi più fermi nel contrasto all’azione indiscriminata delle Ong– vedi il Conte 1 con Matteo Salvini al Viminale – sono quelli che negli anni hanno fatto crollare il numero di clandestini in viaggio dalla Libia. Altri, come il ministro Luciana Lamorgese, hanno agito in maniera opposta. E ottenuto opposti risultati.

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