Il disco rotto di una sinistra alla canna del gas: sono passati da “destra fascista” a “destra squadrista”: il Pd rimane con un solo iscritto, più che iscritto un soprammobile

“Dov’è la sinistra?”. A chiederselo non siamo noi, che certo non ne sentiamo la mancanza, ma Ornela, giovane ingegnere che ha (giustamente) rifiutato una “paga da fame” da 750 euro al mese e il cui video di denuncia è diventato virale. Dov’è finita? Glielo diciamo noi. È in giro per l’Italia a giocare a fare l’acchiappafantasmi. Da qualche anno a questa parte, non senza clamorosi insuccessi alle urne, i progressisti rimbalzano allarmati per il Paese nel vano tentativo di stanare fascisti. Li senti urlare nei talk show, preconizzando il ritorno al Ventennio. Ci hanno costruito tutta la campagna elettorale della scorsa estate, hanno perso le elezioni, e oggi sono di nuovo in giro a tacciare la destra di governo di squadrismo. È il solito disco rotto. Eppure non imparano. E hanno persino il coraggio di chiedersi (stupiti) per quale strano motivo il numero dei tesserati sia crollato e le casse del partito siano vuote.

La scorsa estate (li ricordate?) erano tutti un “destra fascista” di qua, “destra fascista” di là. Enrico Letta ci aveva impostato l’intera campagna elettorale. “Se arrivano le destre…”, quante volte lo abbiamo sentito? Se arrivano le destre, la democrazia va a farsi benedire; i diritti umani vengono stralciati; il sistema economico collassa; pure l’Unione europea collassa; forse anche il mondo collassa. Nulla di tutto questo è avvenuto. Giusto ieri il Sunday Times ha dedicato un lungo articolo alla narrazione errata della sinistra. “I suoi avversari più accaniti la presentavano come un pericolo per il suo Paese e l’Europa”, scrive il giornale. “C’erano stati timori sul fatto che i politici del suo partito, FdI, fossero troppo apertamente nostalgici dei giorni di Benito Mussolini – si legge ancora – erano stati previsti scontri con l’Ue e i mercati finanziari in merito ai suoi piani economici. Eppure Giorgia Meloni è uscita dai primi 100 giorni di governo come il leader più popolare dell’Ue”. Pure la Welt, qualche giorno fa, ha scritto un commento simile. Il titolo: Meloni è meglio della sua fama. “Il governo italiano guarda chiaramente a destra – scrivono – eppure diversamente da come le viene rimproverato dai critici, Giorgia Meloni non ha portato il fascismo in Italia. Al contrario, sui temi importanti, l’Italia si mantiene al centro”.

Solo a sinistra sembrano non accorgersene.

Lo scontro politico su Alfredo Cospito e sul regime del 41 bis ha spinto il Pd, già in autoanalisi dopo la batosta elettorale e le dimissioni di Letta, a sfoderare nuovamente l’arrugginito cavallo di battaglia della caccia al fascista. Con una novità: hanno sostituito il termine “fascista” col termine “squadrista”. Che poi, a ben vedere, è la stessa cosa. Difficile dire chi è partito alla carica per primo, sta di fatto che, in men che non si dica, si sono accodati tutti quanti. Elly Schlein, in primis. “La destra – è il succo del pensiero dell’ex sardina – manganella l’opposizione con metodi squadristi”. Giuseppe Provenzano, subito ad accodarsi. “Il principale partito di governo – tuona il vice segretario piddì – sferra in maniera compatta, con metodi squadristi, un attacco al primo partito d’opposizione”. Antonio Misiani strafa: “Dai camerati di Fratelli d’Italia squadrismo fascista”. Boom! E pure Roberto Speranza, fresco di trasloco nel Pd, la spara grossa. “Tutto rievoca i tempi più bui del nostro Paese, inutile girarci attorno. È un atteggiamento che profuma di squadrismo di governo”. Doppio boom!

E poi si lamentano che sono rimasti senza iscritti. Cosa per altro poco corretta. Vero che hanno avuto un crollo drammatico, ma qualcuno (oltre alla Ditta che torna a casa) l’hanno conquistato. Laura Boldrini, per esempio. L’ex presidente della Camera si è subito messa a battagliare contro il decreto Sicurezza e in difesa dei porti aperti. E, qui, torniamo alla domanda di Ornela: “Dov’è la sinistra?”. È troppo preoccupata a dare la caccia a fascismi immaginari, a battersi per i diritti arcobaleno, a tenere aperti i porti per i clandestini per ricordarsi degli stipendi (bassi) degli italiani.

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