Migranti, anche il Tar da ragione al governo: “Ong Geo Barents? Decide lo Stato il porto d’attracco”

Una sentenza storica che lascerà il segno nella gestione futura dei flussi migratori. Il Tar del Lazio rifiuta il ricorso della Ong Geo Barents e  sancisce un principio evidente, ma contestato da sempre dalla sinistra italiana: i porti di attracco vengono decisi dal Ministero degli Interni e non dalle Ong. Pertanto la Ong di Medici Senza Frontiere se ne deva fare una ragione: non c’è alcuna illegittimità nei provvedimenti con i quali, a inizio anno, le autorità del nostro Paese avevano assegnato i porti di Ancona e La Spezia alla Geo Barents, che aveva effettuato due operazioni di salvataggio in acque libiche.

“E’ passata totalmente sotto silenzio e senza essere posta alla giusta attenzione dell’opinione pubblica una storica sentenza del Tar del Lazio. Che rigetta in toto i ricorsi della Ong Geo Barents“. Lo fa notare sui propri canali social il sottosegretario al Ministero dell’Interno, Nicola Molteni. “Il Tribunale Amministrativo del Lazio – spiega – ritenendo infondate le argomentazioni della Ong norvegese, ha confermato la legittimità del ministero dell’Interno; in quanto ‘soggetto legittimamente titolare di indicazione del porto di sbarco’. E ha smentito, inoltre, la pretesa che il porto sicuro sia il porto più vicino”.

“Il Tar, per la prima volta, – continua il sottosegretario – richiama anche la responsabilità dello Stato di bandiera (in questo caso la Norvegia) come soggetto responsabile del soccorso in area Sar e delle conseguenti procedure di accoglienza. Il decreto Ong adottato dal governo – prosegue Molteni – non viola nessuna convenzione internazionale. Non lede i diritti dei migranti anzi li tutela; e afferma il principio che le procedure che si adottano per richiamare le Ong al rispetto delle regole di coordinamento e autorizzazione in aree Sar ‘sono corrette e legittime”. “La politica del governo è quindi ineccepibile. Nessuna delega in bianco, dunque,  a soggetti stranieri e privati per il soccorso in mare e per la selezione di chi entra in Italia.  Una rivendicazione – quello del porto più vicino – che ha ridotto al collasso gli approdi del Sud, trasformati in colabrodo dalle Ong. E che hanno indotto governo e Viminale a dirottare gli sbarchi anche su altre destinazioni.

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