Meloni manda in tilt Schlein e la spiazza sul salario minimo: Elly è game over

L’incontro a Palazzo Chigi sancisce ancora una volta la superiorità politica di Giorgia Meloni e il triste destino di Elly Schlein, che arriva al palazzo presidenziale con un battaglione agguerrito ed unito e ne esce isolata e sempre più massimalista. Meloni lo fa tirando fuori dal cilindro l’argomento più caro alla sinistra, quel totem rivendicato come merito esclusivo quando invece fu il frutto soprattutto del contributi di cattolici, repubblicani, liberali e socialisti: la Costituzione. L’idea di assegnare al Cnel i compiti che la Carta prevede, e cioè la funzione di proposta legislativa, affidandogli il compito di elaborare un testo da discutere in concomitanza con la legge finanziaria è un’altra idea geniale. Tant’è che Carlo Calenda, che rappresentava l’ala moderata e riformista, l’ha subito accettata.

Il premier non a caso ha parlato di lavoro povero, di differenze tra salari e nuclei familiari, elemento cardine della giustizia sociale. Guadagnare 1.500 euro mensili vivendo da solo o avendo moglie e due figli non è, ovviamente, la stessa cosa. Il premier ha dimostrato ancora una volta un tono istituzionale che ormai viene sottolineato in tutto il mondo. Ha considerato importante l’argomento, non ha minimizzato l’iniziativa politica degli avversari, pur condividendo un’altra strada, e ha fatto ciò che tutti i leader politici di livello fanno: legittimare gli altri. Cosi, ha portato a casa un’altra vittoria, dando significato e sostanza a un organismo, il Cnel, che i costituenti immaginarono proprio per rappresentare, in una sintesi, tutte le componenti del mondo del lavoro.

Dal canto suo, invece, la segretaria nazionale del Pd continua a mostrare evidenti limiti. Chi pensava che il dopo Letta conducesse a una formazione socialista e riformista deve aspettare tempi migliori. Presentarsi dal Primo Ministro per discutere delle tematiche del lavoro e chiedere cosa si vuole fare del responsabile di un ufficio stampa di una Regione è come intervenire a un Concilio Vaticano per discutere con il Papa il destino di una perpetua. Un altro autogol, degno del mitico Niccolai. Povera Elly.

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