M5S, Dago lancia l’indiscrezione bomba: il 20% dei grillini in fuga verso Di Battista e Casaleggio: Conte nel pallone

Il M5S è agli sgoccioli. E Dagospiasgancia la bomba: il caos inchioda Conte a carte bollate e litigi. E nel frattempo il 20% dei grillini sarebbe già in fuga da Di Battista e Casaleggio. Il redde rationem imperversa, tra fronde intestine e rivendicazioni fratricide. E attivo solo sul fronte degli attacchi sturmentali e sempre più feroci alla Lega, sostenuto – in questo – dal Pd di Enrico Letta. Dilaniato al suo interno, il Movimento finisce impelagato in carte bollate e sommerso dalle polemiche, Non a caso, per stessa ammissione di Luigi Di Maio, sono 15 mesi che si aspetta il suo successore, tanto per dirne una… Conte è in ambasce e tace, centellinando dichiarazioni e proposte. E così, tutto quello che l’ex premier non può esternare lo tira fuori Dagospia. Il sito di cui Roberto D’Agostino è fondatore e direttore, infatti, in queste ore sgancia l’ultima bomba le cui deflagrazioni riecheggiano nell’aria in tutto il loro pesante potenziale bellicoso.

E allora, con il proverbiale stile caustico e irriverente che lo rende il sito tra i più temuti dal Palazzo, Dagospia spiffera: «Mentre nei sondaggi il Movimento 5 Stelle tocca il fondo, il 20/25% dei parlamentari grillini sta aderendo sottobanco al duo Casaleggio-Di Battista. A questo punto – conclude Dago insinuando quanto sospettato da molti in queste settimane di discordia – tirando le somme del ragionamento politico dell’ex premier, «il Conte Casalino sta pensando seriamente di fondare un partito…». Una scelta più forzata che mirata, quella dell’avvocato del popolo. Dettata soprattutto dalla sentenza del Tribunale di Cagliari sul caso Cuccu. Come noto ormai, la consigliera sarda ha giuridicamente messo in discussione la validità degli atti del reggente politico Vito Crimi.

Una controversia culminata nel verdetto che ha respinto il ricorso di Crimi e sancito per legge, di fatto, la mancanza di leadership nel Movimento. Una bella rogna, per Conte, da cui discendono a valanga, molte altre questioni congelate in attesa di risposta. A partire da quella che lega le mani dell’ex premier, legata a un’altra vertenza tutta da risolvere: la querelle legale con Rousseau e lo scontro al vertice con Davide Casaleggio. Una crisi endemizzata e, come scrive Libero riprendendo la vexata questio M5s oggi, «ormai conclamata a tutti i livelli (economico, ma pure politico)». Un nodo da sciogliere, e in fretta, che costringerà Conte a mettere mano allo statuto per riuscire a farsi incoronare dai grillini capo di quel che resta del Movimento.

Già, perché oggi come oggi, all’interno dei parlamentari pentastellati il dissenso anima più fronti. A partire dall’impostazione “green-progressista” di Beppe grillo, non condivisa e, in molti casi, apertamente contestata. Un indirizzo sposato più dal Pd che dai grillini, su cui sembrano voler fare leva i neo divorziati dal M5S, Casaleggio e Di Battista pronti ad accogliere nel loro refugium peccatorum in allestimento, ribelli e malpancisti. In questa ottica va letto, allora, il suggerimento che diversi sondaggisti elargiscono a Conte di puntare su un partito a suo nome. Svincolato da statuti e pregressi ormai compromessi e lacerati. Insomma: lo strappo c’è e la lacerazione si vede. Per questo consiglieri e sondaggisti consigliano a Conte di lavorare a un nuovo ordito piuttosto che continuare rabberciare l’inutilizzabile. La toppa, ormai, dovrebbe coprire un buco che diventa, ogni giorno di più, una voragine…

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