L’ultima follia del politicamente corretto: vietato dire “che bello essere donna”. La cantante Adele processata dai trans e dai movimenti Lgbt

“Sono orgogliosa di essere donna”. Mai frase fu più processata, anche se a dirla è una donna che dice semplicemente di essere contenta di essere quello che è, nel caso specifico Adele, una delle cantanti più famose del mondo. Il politicamente corretto di sinistra ormai non incontra limiti nell’immaginario politico dei movimenti Lgbt, per i quali tutto ciò che non esalta la “diversità” di genere (ma guai a usare questa parola, bisogna dire unicità…) va bollato come offensivo. Al punto che perfino Adele, finora icona dei gay per motivi non meglio chiariti, declama la propria eterosessualità e il suo profilo femminile e finisce nella bufera. “Le sue parole sono offensive per i trans, è omofobia!”, è stata l’accusa.

Adele ha dominato ieri i Brit Awards, portandosi a casa i tre premi – Miglior artista, Migior canzone (per Easy On Me) e Miglior album dell’anno (per ’30’) – collezionando così un totale di 12 trofei nel corso della sua carriera, solo uno in meno del record di 13 di Robbie Williams. Peccato però per quella frase pronunciata al momento del ritiro del premio, forse punzecchiando gli organizzatori che avevano eiminato, nelle presentazioni, i generi maschile e femminile. “Capisco perché il nome di questo premio è cambiato, ma amo davvero essere una donna ed essere un’artista donna. Sono davvero, davvero orgogliosa di noi”. Immediatamente gli attivisti transgender ed Lgbtq l’hanno accusata di “transfobia”, sulla scìa di quanto era accaduto alla scrittrice JK Rowling. La popstar, che si appresta a tagliare il traguardo dei 50 milioni di follower su Instagram, è stata etichettata subito come Terf, “femminista radicale trans-escludente”, un termine impiegato dalle associazioni transgender come insulto…

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