Omicidio Sacchi, la ricostruzione del pm sulle fasi dell’agguato: “Luca ucciso in 31 secondi, con violenza gratuita”

Omicidio Sacchi, Luca ucciso due volte: nella notte tra il 23 e 24 ottobre 2019 davanti a un pub nella zona di Colli Albani a Roma. E poi nell’aula di un tribunale, dove imputati, testimoni, amici e perfino la ex fidanzata, l’enigmatica Anastasia, hanno mentito. Omesso. Infierito sulla verità e sulla vittima il cui assassinio, rileva duramente la pm Giulia Guccione nella sua requisitoria nell’aula bunker di Rebibbia, «è stata una vicenda paradossale. In cui la vittima è stata fatta passare come accusato». Perché, denuncia il pubblico ministero al processo, in questo dibattimento «c’è chi ha da subito mistificato i fatti, con veri e propri depistaggi. Cercando di far passare tutto come una rapina andata male».

E ancora, prosegue nella sua requisitoria la pm: «Princi, che ha tradito l’amico Luca. Anastasia che inizialmente ha mentito e poi ha continuato a omettere i fatti… Senza questi atteggiamenti oggi avremmo maggiori elementi. Ma fortunatamente abbiamo potuto chiarire e comprendere il contesto in cui è avvenuto questo omicidio – ha aggiunto la Guccione –. Sono bastati 31 secondi per togliere la vita a un ragazzo, ma perché è stato ucciso Luca? Lo zaino era già nelle mani di Pirino: il grilletto, quindi, è stato premuto da Del Grosso con gratuita violenza».

Una requisitoria forte, quella del pm. Parole che puntano con veemenza alla verità processuale e che colpiscono al cuore i familiari della vittima. E la commozione stringe un nodo alla gola. Tanto che, mentre la pm Guccione in aula ricostruisce le fasi dell’omicidio del ragazzo, il padre Alfonso esce in lacrime. E subito dopo, anche la madre e il fratello di Luca lo seguono. Nell’aula bunker di Rebibbia, intanto, il dibattimento prosegue. A processo con rito ordinario, davanti alla prima Corte di Assise, ci sono Valerio Del Grosso, autore materiale del delitto, e Paolo Pirino: i due ventenni di San Basilio protagonisti dell’agguato mortale.

E ancora: Marcello De Propris, che consegnò l’arma del delitto. Ma anche il padre di quest’ultimo, Armando, accusato della detenzione della pistola. E poi c’è lei: Anastasiya Kylemnyk, colei che era la fidanzata di Luca. Una figura indecifrabile in questa terribile vicenda, coinvolta nella seconda tranche dell’inchiesta, per la violazione della legge sugli stupefacenti. E parte lesa nel procedimento, perché vittima della rapina dello zainetto, in cui sarebbero stati custoditi i settantamila euro per comprare 15 chili di marijuana. La rapina: l’agguato mortale costato la vita a Luca e una vita di dolore ai suoi cari…

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